
Nel governo parla il ministro Balduzzi: «Il governo non teme il referendum, è ammissibile». Alla vigilia del pronunciamento della Consulta sul referendum per reintrodurre il Mattarellum (maggioritario di collegio con una quota proporzionale), il clima si riscalda: su Twitter è partito un tormentone per il «Noporcellum day», con lo slogan «Eletti, non nominati». A Roma la Lega per l'Uninominale di Pannella riunisce i costituzionalisti. Maroni parla di «intese sotterranee Pd-Pdl-Udc per una nuova legge elettorale apposta per farci fuori». Parisi attacca Bersani che, nell'intervista a «La Stampa», non ha difeso con vigore il referendum che pure il Pd ha contribuito a promuovere. Casini, così come Bersani, sostiene che «a prescindere dalla Consulta la legge elettorale va cambiata». Ma a sentire gli umori del Palazzo, su una cosa sono tutti d'accordo: se domani la Corte dichiarerà il referendum inammissibile, la pratica verrà archiviata per un anno e passa. Perché come ammette il costituzionalista del Pd Ceccanti, «senza un vincolo esterno che obbliga ad una riforma, ci teniamo il Porcellum».
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