
Ancora prima che si siano raggiunte le firme (è questione di poco, ormai) il referendum anti-Porcellum sta già influenzando la vicenda politica. Nel senso che tutti i protagonisti sono costretti a farci i conti, anche nel senso peggiore, quello di "utilizzarlo" secondo le proprie convenienze. Naturalmente è il Pdl a svettare in questo esercizio: già c'è un lavorio per farlo saltare, magari chiedendo le elezioni anticipate.
Nessuno, certo, si era illuso che da quelle parti, neppure "a tempo perso", si fosse capaci di un soprassalto intellettuale e politico, tipo - che so - chiedersi cosa si celi dietro l'impetuosa domanda di chi firma per magari concluderne che la migliore risposta alla crisi di legittimazione dell'attuale governo sarebbe quella di rispondervi con una iniziativa riformatrice. Figurarsi: questi sono buoni solo a pensare a come mettere in salvo la pellaccia e null'altro. Stanno perfino pensando alla "reviviscenza" del proporzionale non è certo in omaggio ad un'ansia democratica, è ovvio, quanto a tentare di assicurarsi un primato che però nessun sistema elettorale è di per sé in grado di garantirgli.
Cicchitto e gli altri ipotizzano adesso il modello tedesco magari contando che nel Pd questo sistema ha i suoi fautori, e di non poco peso: ma pare una speranza cervellotica, quella di fare asse con D'Alema contro la stessa maggioranza del Pd. Più che cervellotica, anzi, è ridicola.
Diverso è il discorso di quanti, nell'opposizione, legittimamente avversano il quesito pro-Mattarellum. Ed è del tutto normale che vi siano autorevoli giuristi che pronostichino una sentenza di inammissibilità da parte della corte costituzionale, contrariamente a quanto sostengono non meno autorevoli costituzionalisti. Un po' meno simpatico è che un partito come quello dei radicali si ponga alla testa della campagna sulla inammissibilità, di fatto ritagliandosi un ruolo di pressione sulla Consulta e tentando di scoraggiare chi volesse andare a firmare un referendum che si bolla già come votato a prendere la via del cestino, facendo peraltro ricorso a quegli stessi giuristi che nel 1991 prevedevano la bocciatura del referendum sulla preferenza unica: e si è poi visto corri è andata.
Poi può darsi benissimo che avranno ragione loro e gli accademici amici, e torto i vari Onida, Barbera, Pace eccetera. Non resta che attendere la Corte, che deciderà secondo scienza e coscienza e il cui verdetto andrà in ogni caso rispettato. Nell'attesa, si lavora ogni giorno per raccogliere le firme, i banchetti si moltiplicano, la gente si mette in fila. E questa non è antipolitica, è il suo contrario.
© 2011 Europa. Tutti i diritti riservati