
21/03/11
Il Messaggero
La centrale nucleare Fukushima-1 ha finito di vivere, non sarà più riattivata. Lo ha annunciato a 9 giorni dal sisma il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, che alla domanda fatta in conferenza stampa, se cioè fosse in programma lo smantellamento dell'impianto, ha risposto «Guardando oggettivamente alla situazione è chiaro cosa fare».
E così, dopo il sisma, dopo lo tsunami, dopo i cibi radioattivi, un'altra bufera è in arrivo nel paese del Sol Levante, in particolare sulla società che gestisce l'impianto colpito, la Tepco, e sui tentennamenti governativi in merito alle misure da prendere per la centrale.
L'accusa è pesante; la Tepco avrebbe consapevolmente frenato il raffreddamento dei reattori pur di salvare il salvabile. Il “j'accuse” è stato messo nero su bianco dal Wall Street Journal. «Tepco - ha scritto il quotidiano - aveva già pensato all'uso dell'acqua marina per raffreddare uno dei suoi sei reattori almeno da sabato mattina (cioè all'indomani del sisma, ndr), ma non l'ha fatto fino a sera, quando non gli è stato ordinato dal premier». Il motivo? L'acqua di mare, oltre a ridurre i rischi di altre esplosioni e fughe radioattive, danneggia i reattori rendendoli a lungo andare inutilizzabili, cosa che la Tepco voleva scongiurare. Lo stesso copione vale anche per gli altri reattori. «Tepco ha esitato perché ha cercato di proteggere i suoi asset», ha detto al Wall Street Journal, Akiera Omoto, ex dirigente della società e ora componente della Commissione nipponica per l'energia atomica.
Ed è stato proprio grazie all'acqua del mare che in queste ore è migliorata la situazione a Fukushima-1. La corrente è tornata ai reattori 1 e 2, cosa che ha consentito di accelerare sensibilmente il processo di raffreddamento con le pompe, mentre sono in fase di «stabile arresto» il 5 e il 6, in realtà i meno danneggiati. Ci vorranno però alcuni giorni per risolvere il problema al 3 e al 4. «Ci sono miglioramenti nella centrale - ha confermato un funzionario del governo, Tetsuro Fukuyama - anche se la situazione resta incerta».
Fra le incertezza che gravano sul futuro dei giapponesi, e non solo, c'è la radioattività riscontrata in alcuni alimenti, come il latte e gli spinaci prodotti nella zona intorno alla centrale, per i quali è stata vietata la vendita, e l'acqua contaminata dell'acquedotto di Tokyo, seppur non in dosi tali da provocare danni alla salute, secondo gli esperti. Oltre a questo, tracce di radioattività sono state trovate in una certa quantità di fave a Taiwan: erano state importate dall'isola di Kyushu, nella prefettura di Kagoshima. L'aspetto preoccupante è che la suddetta isola dista in linea d'aria ben 1300 chilometri da Fukushima. Non basta, tracce di sostanze radioattive sono state individuate nelle pioggia e nelle polveri dell'area metropolitana di Tokyo e in otto prefetture: secondo il governo, non sono in dosi tali da creare allarme, ma è bene che la gente esca per strada ben coperta, dalla testa ai piedi in caso di pioggia e si lavi con molta frequenza.
Aumenta intanto il numero delle vittime del terremoto e dello tsunami dell'11 marzo (sono cifre destinate ad aggravarsi): più di ventimila fra morti e dispersi (i morti accertati sono 8.450), a cui vanno aggiunti i dispersi della prefettura di Miyagi che, secondo calcoli approssimativi della polizia locale, sono almeno 15 mila. 360 mila gli sfollati.
Ed è stato nella prefettura di Miyagi, a Ishinomaki, che ieri sono state trovate vive fra la macerie due persone, una nonna di 80 anni il nipote di 16: sono sopravvissuti per nove giorni nutrendosi dello yoghurt conservato nel frigorifero vicino al quale erano rimasti imprigionati.
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