
02/11/10
L'Opinione delle Libertà
Come sempre nel Congresso di Radicali Italiani c’è stato di tutto. E forse quest’anno più ancora che in quelli precedenti. Non sto qui a farne la cronaca - non avendone capacità e mezzi - avendo seguito solo parte dei lavori tramite Radio Radicale. Ma ci sono aspetti che meritano una menzione. Innanzitutto gli interventi di Marco Pannella, come sempre torrenziali ed al solito salutati da una standing ovation finale. Per me, che ho rinunciato alla tessera radicale da quando ho perso la capacità di battere le mani per cinque minuti al termine di un intervento di due ore del quale non avevo capito pressoché nulla, guardando con stupore il resto dell’uditorio emozionarsi con tanto di occhi umidi dopo due ore nel corso delle quali i più avevano sonnecchiato, la leadership di Marco resta un fenomeno assai più ascrivibile al mondo del fanatismo religioso che non della politica. Ma questo è Marco, questo è il Partito Radicale e questi sono i radicali. Prendere o lasciare. Ma Marco è anche il leader di un piccolo movimento che riesce a persuadere il ministro degli Esteri Frattini ad accompagnarlo a Bagdad e che, c’è da scommetterci, toglierà il cappuccio dalla testa di Tarek Aziz prima che la mannaia possa cadere. Poi c’è Emma, che fa spellare le mani e chiede meno amore e più voti, Maurizio Turco che con garbo mette in riga gli alleati del centrosinistra evidenziandone le contraddizioni e Sergio D’Elia che riscopre l’amore e l’interesse e pungola Vendola; ma anche il folclore dei soliti che si aggirano da quarant’anni in ogni assise radicale, gli ospiti attesi e quelli che mai penseresti di vedere ad un congresso di RI, tante parole, qualcuna di troppo ma soprattutto tanta, tanta politica.. C’è anche il ritorno di un figliol semi-prodigo come Benedetto Della Vedova che nel suo intervento rivendica la scelta di non aver aderito alla Rosa nel Pugno ed al tempo stesso fa ammenda d’aver per anni sostenuto il circo Barnum del Cavaliere fondando quel micro esercito chiamato Riformatori Liberali di cui l’esponente di Fli e pochissimi altri sventurati, tra cui il sottoscritto, soldati semplicissimi. Quelle parole - troppo simili a quelle di chi oggi sputa nel piatto in cui ha fino a pochi mesi fa mangiato - sono suonate assai sgradevoli alle orecchie di chi ha contribuito, nel suo minuscolo, ad essere merce di scambio per quel cibo. Ma, si sa, la politica è anche questo e tutto il resto, quello che attrae e respinge, emoziona ed annoia, esalta ed abbatte. È tutto questo e puoi trovarlo solo in casa radicale.
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