
Premette: «Ovviamene, per me una candidatura di Emma Bonino alla regione Lazio è inaccettabile, sarebbe una ragione forte per andare via dal Pd...». E fin qui è la Paola Binetti che ti aspetti. Una teodem culturalmente agli antipodi della senatrice radicale, ma come lei con l`orgoglio delle proprie opinioni. Il bello viene dopo. «Rendo omaggio alla Bonino - dice la Binetti - perché ci ha messo la faccia e con la sua coraggiosa candidatura obbligherà Bersani a fare una scelta altrettanto netta. E vedremo se saprà dimostrarsi un segretario forte. Perché basta aver sempre paura di perdere un pezzo, basta dire un po` di tutto e un po` del suo contrario con posizioni che poi ci condannano all`immobilismo. Al Pd, per indicare che cosa vuole fare da grande, per dire al Paese qual è la sua proposta per il 2013, serve molta leadership. E serve adesso». Pane al pane e vino al vino. E, chiarisce, «non contro il partito. Assolutamente. Anzi, parlo per evitare che il Pd compia scelte di cui poi debba pentirsi».
Che cosa succederebbe se Bersani scegliesse la Bonino?
«Farebbe una scelta di campo che collocherebbe il Pd in una direzione ben precisa. Diciamolo, il Pd è ancora un partito in cerca di identità, e nel momento il cui facesse sua la candidatura di Bonino alla presidenza della Regione Lazio farebbe tre scelte. La prima è di metodo: non è il Pd che avrebbe deciso, sarebbe la Bonino ad aver deciso. E quindi il Pd si mostrerebbe subalterno nei confronti dei suoi alleati. Un problema non nuovo, mi pare. E` quello che vuole Bersani? Essere accusato di andare a rimorchio vuoi dell`Idv vuoi dei radicali?».
Seconda scelta?
«E` di contenuto, e su temi e argomenti che in un partito come il Pd finirebbe con generare una sintesi laicista forte. Bersani crede che sarebbe una scelta saggia? E poi, c`è la terza e non meno importante questione. E cioè la strategia che vogliamo adottare: scegliere la Bonino andrebbe in direzione opposta alla direzione presa in Puglia con Boccia. Sarebbe una scelta fortemente contraddittoria. E la gente si chiederebbe: ma chi sono e dove vogliono andare? Io stessa mi guarderei attorno e magari potrebbe anche essere che voterei la Polverini, anche se il mio non sarebbe certo un voto alla destra ma semmai a politiche di centro».
Ma, in ultima analisi, si arriverà veramente a questo o Bersani si fermerà prima?
«Penso che se dipendesse da lui, la Bonino non la sceglierebbe. Resta da vedere se, specie dopo aver contribuito in maniera determinante alla scelta di Boccia in Puglia, avrà la forza anche di stoppare la Bonino, che è pur gradita a una parte del partito, a quella componente che ha sostenuto Marino alle primarie. Ma, ripeto, Bersani deve fare chiarezza: deve definire l`identità del partito, perché questo pluralismo identitario si è rivelato debole. Da elettrice prima ancora che da senatrice io dico al gruppo dirigente del mio partito: dateci delle scelte chiare, diteci da che parte state. Con parole forti e determinate. Si perderebbe qualche voto? Probabile. Ma credo che se ne troverebbero parecchi di più».
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