
Non è la prima volta che i radicali protestano, a metà o, come oggi, quasi al termine della presentazione delle liste elettorali. Pannella & C. dicono di proporre; ma siccome la loro è una mera protesta, attuata a fini propagandistici, è bene continuare a definirla tale. In mezzo a
millanta polemiche contro il regime anti-democratico, sul quale si riversano le solite
tonnellate di esuberanza pannelliana, spunti di fondate ragioni non mancano.
E vero che molti partiti raccolgono le firme con allegria, diciamo così, sennò non
si sarebbe proceduto a sintomatiche depenalizzazioni. È vero che fortissima è la disparità
fra partiti esentati dalla raccolta di firme e obbligati a cercare, nei Comuni e sui banchetti, sottoscrizioni autenticate. E' però altrettanto vero che i radicali si guardavano bene dal dolersi di sìmili situazioni, quando erano esenti dalla raccolta perché disponevano di propri gruppi
parlamentari, che ora hanno perso; anzi, furono giocolieri nello sfruttare le leggi, perfino serbando solo parte del simbolo. Nell`89 presentarono addirittura più liste europee di candidati, usando
la diversa denominazione dei gruppi parlamentari di Camera e Senato.
Le difficoltà che i radicali trovano nel cercare firme non sono nuove. Nel `94 bucarono quasi un terzo delle circoscrizioni, sparendo dalla conquista di seggi nella quota proporzionale. In buona
sostanza si conferma che i radicali sono poche centinaia di attivisti in tutt`Italia, incapaci
di recuperare le adesioni necessarie per le liste.
E questo, nonostante si fossero attivati per tempo con la <prefirme». I pannelliani hanno una varietà indicibile di sigle (le chiamano collettivamente «galassia radicale»), ma, come ha ammesso la Bonino, sono sempre i soliti (pochi) nomi a girare. Per attivi che siano, e nonostante
la legge preveda decine di migliaia di potenziali autenticatori, non ce la fanno.
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