
30/10/10
Il Fatto Quotidiano
I Radicali aprono il congresso subito con il botto: "C’è un rischio di rottura con il Pd, perché da parte dei democratici vengono poste in essere pratiche anti-radicali". Così ha esordito il segretario uscente Mario Staderini (pronto alla ricandidatura), che in realtà sulla questione ha un atteggiamento di prudenza, così come Emma Bonino e Marco Pannella, mentre Marco Cappato vorrebbe arrivare il più velocemente possibile all’uscita dei parlamentari radicali dai gruppi del Pd. Per Cappato, infatti, non ci sono più le condizioni: "Non solo abbiamo accettato unilateralmente di subire la violazione degli accordi pre-elettorali: all’Italia dei Valori veniva concesso il simbolo perché Di Pietro avrebbe addirittura dovuto sciogliere il suo partito per confluire nel Pd.
Inoltre è venuto completamente meno quell’impegno alla vocazione maggioritaria che rendeva sensata la cosa". Quella di Cappato non è una contrapposizione che si concretizzerà in una candidatura contro Staderini per realizzare una linea più "radicale". L’unità "del gruppo dirigente è totale". E lo stesso Staderini, durante la relazione, ha elencato "tutte le difficoltà documentate che ledono la nostra di- gnità di interlocutori politici", rispetto al Partito democratico, accusando: "Il nostro ruolo non viene riconosciuto ed è intollerabile che i partiti di centrosinistra abbiano impedito l’adozione di un provvedimento per alleggerire la condizione di tortura che c’è nelle carceri". Un atteggiamento, quello del Pd, che "può essere motivo di rottura con i gruppi parlamentari", ma "non compete al congresso prendere eventuali decisioni politiche".
Eppure all’ultima riunione del comitato politico, proprio Cappato aveva parlato di congresso come occasione da non perdere per salutare i gruppi parlamentari del Pd, anche se adesso cerca di stemperare i toni del confronto con il segretario: "I nostri parlamentari sono senza vincolo di mandato, decidono in autonomia. Però questa è una sede politica e sono contento che Mario abbia chiesto un dibattito anche su questo problema, riconoscendolo quindi come un problema". Il centrosinistra stesso, per i Radicali, è un luogo politico superato: "Non esiste più". E dal gruppo dirigente come dai congressisti piovono critiche, aspre e feroci, su Vendola come su Di Pietro. "In Vendola c’è una grande capacità - spiega Cappato - di descrivere una visione del mondo, di narrazione come la chiama lui. Noi siamo più portati a ragionare per obiettivi concreti. Detto questo, stupisce che quando parla di temi come le carceri, la non-violenza, la legalità, non menzioni neppure le battaglie dei Radicali. Eppure elenca gli interlocutori, guarda al centro, parla all’Udc. Noi siamo disponibili a parlare con tutti, ma lui lo è con noi?".
Poi, c’è il capitolo Di Pietro, e da questo congresso l’ex pm non riceverà grandi attestati di stima, tanto che Cappato lo definisce "interlocutore di comodo del regime radio-televisivo: perché? Non sposta un voto da una coalizione all’altra". I voti dei Radicali, "come spiegano i flussi elettorali conclude Cappato - rivelano la nostra capacità di intercettare anche l’elettorato di centrodestra, l’Idv invece sceglie la strada dello sputtanamento dell’indulto, senza parlare delle 130 mila prescrizioni che ci sono ogni anno, scegliendo di parlare soltanto di quelle di Berlusconi: il premier è un grande protagonista del marcio della politica italiana, ma le responsabilità sono molto più ampie".
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