
In commissione Giustizia della Camera la proposta di legge per riformare l’istituto.
La commissione Giustizia della Camera sta per riformare l’istituto della custodia cautelare. Il presidente Giulia Bongiorno, accogliendo una richiesta pressante dei Radicali, l’ha posta all’ordine del giorno. La necessità di modificare il codice di procedura penale deriva dalla constatazione che oltre il 40% dei detenuti che sovraffolla le carceri italiane è in attesa di giudizio. A fronte di 43 mila posti, i carcerati sono mediamente 67 mila. Di questi, 27 mila sono in attesa di una condanna definitiva, 13 mila aspettano addirittura la conclusione del primo grado di giudizio.
Nei fatti si registra dunque una contraddizione tra ciò che dispone la Costituzione (l’imputato è «non colpevole » fino alla condanna definitiva), il principio della ragionevole durata del processo, e il popolo di presunti innocenti, in custodia cautelare, praticamente a tempo indefinito visto che il cpp prevede la possibilità di dilatare i termini di prigione preventiva, per i reati più gravi — ma pur sempre in una situazione di presunta innocenza di un individuo — fino a nove anni. Una riforma della carcerazione preventiva, oltreché una questione di diritto e di rispetto delle Convenzioni internazionali, sarebbe anche una soluzione per risolvere il caso del sovraffollamento.
Attualmente alla Camera sono stati presentati quattro ddl, nessuno dei quali dei partiti che sostengono il governo Monti, Pd, Pdl e Udc. Due proposte di legge sono dei Radicali, una in collaborazione con il professore Luca Marafioti e con la “camera penale” di Roma. Una terza è firmata dal leghista Cota. Una quarta, che sarebbe supportata da 300 firme, è per ora solo annunciata da parte del deputato del Pdl Papa, arrestato mesi fa nell’ambito dello scandalo della P4.
Nel ddl dei parlamentari di Pannella, si impone il termine massimo di un anno per i reati più gravi, dilatabile in virtù di sospensioni di diversa natura fino a due anni. Si aumentano da 45 a 60 i giorni di sconto di pena per ogni semestre. E si prevede di dimostrare, (oltre la pericolosità sociale, il pericolo di fuga, l’inquinamento prove), anche un pericolo di reiterazione “attuale”. In caso di pericolo di ripetizione degli stessi delitti, la custodia si applica solo nei confronti dei delinquenti abituali, “professionali” o “per tendenza”.
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