
Marco Pannella la vorrebbe così: una bella, affollata manifestazione in piazza del Popolo, sabato, per chiedere democrazia, legalità e il rinvio delle regionali. Una sorta di sanatoria. Tutte le liste che «hanno presentato difetti qualitativi o quantitativi di firme saranno accettate». E le elezioni dovrebbero slittare perciò di un mesetto. E' il pensiero di Marco.
Ma Pierluigi Bersani arriva all'assemblea dei radicali, prende la parola e gli dice di no. Nessun rinvio del voto, si alla grande manifestazione tutti insieme, ci sarà anche il Popolo Viola; Di Pietro ha anche moderato i toni. Però, spiega il segretario Pd: «Lasciamo stare i cavilli, non ci indeboliamo da soli, la palla della confusione e del pasticcio è tutta di là,lasciamola di là. Andiamo davanti agli elettori, andiamo sicuri, andiamo a vincere». Con Emma Bonino (che presiede ieri l'assemblea no-stop dei Radicali) nel Lazio.
Bersani è convinto che la gente non capirebbe un rinvio. Fa un'analisi spietata del berlusconismo. «È evidente che hanno imbrogliato, il governo è l'unico responsabile e nel farsi regole su misura hanno anche sbagliato la misura, come un sarto che non fa bene il suo lavoro». Il premier appare in difficoltà. Il premier, ragiona, «non può più indicare il futuro, ma questo non promette bene per il presente. Berlusconi è troppo forte per essere finito, ma è un po' finito per essere così forte». Aggiungerà, dopo la decisione dell'ufficio elettorale del Tribunale che ha escluso a sua volta la lista Pdl del Lazio: «Nella maggioranza sono degli apprendisti stregoni, hanno prodotto e stanno producendo solo inutili strappi alle regole». Quindi, sulla sfida laziale.
Bonino non si ritira dalla corsa per la guida della Regione, lo conferma lei stessa spazzando via le voci delle ultime ore che, in nome della battaglia dellalegalità, l'avrebbero voluta pronta all'Aventino. Tutt'altro. «Tuttavia non è pensabile andare avanti come se nulla fosse successo. L'ipotesi di rinviare le elezioni solo nel Lazio è esilarante».
La questione «di legalità e di decenza istituzionale» riguarda la presentazione delle liste in tutta Italia. I Radicali non cambiano idea sul rinvio «per ripristinare la legalità di un processo politico già ampiamente compromesso». Pensano inoltre di sondare se ci sono le condizioni politiche per portare avanti la loro ipotesi di rinvio. Comunque. In piazza del Popolo ci saranno con uno striscione "Vincere e con-vincere", annuncia Pannella che riconosce il feeling con l'attuale segretario Pd. Si becca Bersani, anche una contestazione: «Bersani, coraggio», lo incitano due giovani militanti.
In disaccordo quindi, Radicali e Pd. Marco e Pierluigi se lo dicono amabilmente. Pannella tiene una lezione di mezz'ora a Bersani. E lui, alla fine: «Non replico. Ma se vent'anni fa mi avessero detto che avrei avuto per mezz'ora Pannella tutto per me...». Giocano di fioretto il leader radicale e il segretario del Pd.
Marco Cappato, escluso dalla corsa alla guida della Lombardia con la lista Radicale, ribadisce che non abbandoneranno la strada dei ricorsi per fare valere le loro ragioni.
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