
I radicali ancora una volta sugli scudi. Nel momento cruciale della competizione elettorale, tra
invettive, decreti d'urgenza, veleni e polemiche che si allungano sulla notte della seconda Repubblica, i riflettori si accendono per il partito più antico d'Italia. E Marco Pannella, con il suo carisma, la sua esperienza, il suo fiuto politico, la sua spregiudicatezza guadagna il centro della scena. I Radicali, fin qui, sono stati gli assoluti protagonisti di questa campagna elettorale: prima la vicenda della par condicio, poi le denunce di illegalità elettorale e le inadempienze della Rai, quindi Emma Bonino che con determinazione e coraggio, facendo tremare i polsi di Bersani e della coalizione, decideva per lo sciopero della sete, infine, dal gran cilindro, le denunce che facevano saltare le liste in mezza Italia, costringendo nottetempo il Governo al decreto interpretativo.
Un paio di settimane orsono, Paolo Mieli disse a Ballarò che in Italia stava per saltare il tappo. Si riferiva evidentemente alle inchieste di corruzione che da lì a poco, a ritmo quotidiano sono emerse, avrebbero mostrato un verminaio di truffe, collusioni, malaffare e volgarità. Una storia da prima Repubblica, in cui, ai danni dei cittadini, la politica e il malaffare si intrecciavano. E ancora una volta, emergeva il ruolo demiurgico della Magistratura chiamata ad una sorta di supplenza, fuori dal recinto della politica. Quindi al di fuori della sovranità popolare.
In questo clima i Radicali hanno avuto il merito di far a far saltare un tappo diverso, quello dell'assenza di democrazia e di legalità. Da tempo i radicali si battono su questi temi: dai certificati elettorali bruciati nel 1972 sino al monito lanciato alle ultime elezioni europee indossando la stella gialla, senza dimenticare l'astensionismo votante delle politiche del 1983. Ecco quindi lo slogan che spesso abbiamo visto i giro per le piazze d'Italia, gridato nelle passerelle Tv o nei lunghi sermoni radiofonici di un'Italia post fascista che ha covato in sé gli anticorpi della democrazia, divenendo di fatto uno Stato contro diritto.
Han ragione Marco Pannella, Emma Bonino, Mario Staderini, Marco Cappato a continuare su questa strada impervia, spesso in splendida solitudine, eppure con testardaggine e coraggio?
È evidente che domani all'assemblea nazionale convocata a Roma a due passi dal Pantheon, in tanti si attendono il coup de thèatre di Marco Pannella ed Emma Bonino. Denunceranno con forza davanti alle telecamere di mezzo mondo che grazie al decreto salva Pdl, gli elettori avranno l'ufficialità dei candidati e delle liste in competizione solo 6 giorni prima dei voto anziché i 15 previsti per legge. E che voteranno al buio. Denunceranno il comportamento della Rai che ha soppresso i Talk show, stravolgendo il regolamento Beltrandi.
Di fatto le Tribune elettorali previste non vanno in onda né ancora sono stati varati i calendari, gabbando così la legge e i cittadini che pagano il canone per essere defraudati dei lorointeressi primari. Si parlerà quindi del diritto individuale alla democrazia e di battaglia elettorale. Chi si aspetta dimissioni o ritiri rimarrà deluso. Per tutto il resto il tempo sarà galantuomo.
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