Articolo di Massimo Bordin pubblicato su Il Riformista, il 26/10/11
Com'era ampiamente prevedibile da chi un po' si intende di cose radicali, non è alle viste nessuna rottura fra Pannella e Bonino come più d'uno aveva pronosticato a proposito delle recenti polemiche su alcune iniziative parlamentari dei radicali.
Diversi "retroscena " avevano enfatizzato il silenzio dell'ex commissaria europea, giudicandolo un indizio di tensione molto forte, causata da un dissenso politico di fondo. In realtà Bonino, come tutti i lunedì, ha parlato a Radio radicale dicendo cose non diverse da quelle di Pannella, sia pure, come sempre, argomentandole in modo diverso dal leader radicale. Ma la differenza di tono, perfino il modo di costruire i periodi svolgendo un ragionamento, non può assurgere al rango di differenza politica discriminante. Nemmeno fra i radicali, che pure hanno caratteristiche peculiari. Quello che complica la loro, e non solo la loro, situazione oggi è l'aggrovigliarsi di una crisi di regime nella quale i grandi aggregati politici - chiamarli partiti è francamente ottimistico - cercano di evitare l'implosione a costo del sacrificio di qualsiasi scelta politica. E in una situazione del genere gli spazi di mera esistenza in vita per una presenza "diversa " come quella radicale vengono chiusi da destra a sinistra più sistematicamente del solito. Finora situazioni simili, ma non così gravi, hanno visto i radicali cavarsela anche grazie ad una abile divisione dei ruoli fra Pannella e Bonino. Non si vede perché dovrebbero cambiare modulo.