
03/11/09
Il Secolo XIX
Diana Blefari Melazzi voleva parlare, ma si è uccisa. Al suo ex compagno, l`unico che andava a trovarla in carcere, aveva chiesto «aiutami a morire in modo indolore». E ora la sua morte e il suo suicidio sono una lunga scia di polemiche. «Diana Blefari Melazzi poteva essere curata e poi riportata in carcere. Non c`è stata prevenzione, ha prevalso l`aspetto punitivo», accusa l`avvocato Caterina Calia, uno dei legali che in questi anni ha seguito l`irriducibile e bella brigatista che rinunciò ad essere rampolla di una nobile famiglia. «Non ci siamo limitati a richieste di perizie, abbiamo chiesto anche ricoveri in strutture in cui potesse essere seguita». Alternava momenti di lucidità ad altri di aggressività e non voleva vedere nessuno e rifiutava di farsi visitare. Poi la scorsa settimana, ha incontrato per tre o quattro volte alcuni investigatori. Un percorso che definire collaborazione era prematuro, ma che gli inquirenti valutavano bene. La deputata radicale eletta nel Pd, membro della Commissione Giustizia, Rita Bernardini ha presentato un`interrogazione al ministro Alfano sul suicidio e sulla piaga dei suicidi in carcere.
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