
La personalità «estremamente complessa» di don Luigi Verzé (per usare le parole del vescovo di Verona Giuseppe Zenti, che ieri ne ha celebrato i funerali) si esprime anche nelle vicende della bioetica, sulle quali il prete-manager non si è mai tirato indietro. Ad esempio, lottò sempre (e soprattutto nel 2007, nei giorni in cui la vicenda di Eluana Englaro faceva parlare i giornali e discutere il Parlamento) contro l'eutanasia, sostenendo che un medico «non deve dare la morte ma la vita», ma furono interpretate in senso esattamente opposto le sue dichiarazioni fatte appena l'anno prima circa l'aver aiutato un amico a morire, anche se poi lo stesso don Verzé precisò che in quel caso si trattava di accanimento terapeutico («cui sono contrario proprio come l'eutanasia»). Sul fronte dell'applicazione delle nuove tecnologia alla vita nascente, nel suo libro-autobiografia "Pelle per pelle" (datato 2004) Verzé affermava invece posizioni nettamente discordanti con la visione della Chiesa: «Non si può sonnecchiare accontentandosi di divieti contro una scienza biologica che irresistibilmente corre». E quindi suggeriva un cambiamento nell'atteggiamento verso la procreazione assistita.
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