
Il senatore De Lillo del Pdl non gode di vasta notorietà, ma questo non vuol dire che le sue, non frequentissime, dichiarazioni non siano da tenere in conto. Anche il senatore ha voluto dire la sua nel profluvio di commenti seguiti alla scomparsa del presidente Scalfaro.
Con logica geometricamente riparatrice, almeno dal suo punto di vista, il senatore pidiellino ha indicato al presidente della Repubblica l'opportunità, visto che si è liberato un posto fra i senatori a vita, di nominare in sostituzione Silvio Berlusconi. Non deve trarre in inganno la particolare concezione che il senatore ha del concetto di opportunità, non tanto per la proposta in sé quanto per il momento in cui l'ha avanzata. Almeno poteva aspettare che terminassero le esequie. E nemmeno deve portare fuori strada l' evidente sfondone costituzionale di cui il senatore si è fatto portatore, sicuramente inconsapevole. Il suo collega Ceccanti, costituzionalista e senatore del Pd, ha subito fatto notare che la differenza fra senatori di diritto e senatori nominati dovrebbe essere nota almeno ai frequentatori di palazzo Madama.
Tutto giusto. Ma la dichiarazione del senatore berlusconiano ha comunque una sua forza. Sta a dimostrare che il dibattito su un passaggio cruciale nella vita della Repubblica, per quanto affrontato ieri con contributi e testimonianze di notevole spessore, finirà come sempre, nei dibattiti televisivi e nei social-network in mano ai De Lillo. Lo spirito del tempo è questo.
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