
24/12/10
Gli Altri
Il dramma di Salvatore è tutto racchiuso in una lettera che arriva dalla Sicilia. Nel grido di aiuto di S., che chiede attenzione per la vicenda di un uomo, un amico, costretto a combattere, oltre che con la malattia e il dolore, con i meccanismi della giustizia: difficili da sbloccare, quando si inceppano. Secondo il racconto della persona che ha denunciato questo caso a Sergio D’Elia, segretario di "Nessuno Tocchi Caino", Salvatore Coci è un uomo di sessant’anni devastato nel fisico. Affetto da: angina instabile post infartuata, ipertensione arteriosa, broncopneumopatia cronica ostruttiva, artrosi generalizzata con netta diminuzione della funzionalità dell’apparato locomotore, lombo sciatalgie, ernia e molto altro ancora. Ha già subito diversi interventi, tra i quali l’impianto di un by-pass: un tubicino di otto millimetri che parte dal cuore e arriva fino alle gambe e che, in caso di infezione, non lascerebbe scampo. Salvatore, dunque, rischia la pelle a ogni piè sospinto. Dovrebbe stare a letto, in ospedale o a casa, invece si trova detenuto nel carcere di Messina, per scontare una pena di un anno, un mese e venticinque giorni. «Com’è possibile?», chiede S.. Già, com’è possibile? Nonostante il Tribunale di Patti avesse sospeso la carcerazione e chiesto al Tribunale di Sorveglianza di Messina di applicare una misura alternativa, il provvedimento non è andato a buon fine per mancanza della documentazione richiesta. Pare infatti che gli assistenti sociali incaricati dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (Uepe) non abbiano prodotto la relazione sulle condizioni di Salvatore, necessaria -insieme ai certificati medici - per l’applicazione della misura alternativa, perché l’uomo si trovava lontano da Messina: a Manduria, nel tarantino, ospite di una famiglia che se ne prendeva cura. A quel punto Salvatore aspettava di essere contattato dall’Uepe di Taranto, ma il Tribunale di Sorveglianza di Messina, pur sollecitato, non avrebbe incaricato gli assistenti sociali competenti. Il telefono di Salvatore è quindi rimasto muto. La sospensione della carcerazione è stata a sua volta sospesa, nonostante le numerose certificazioni esibite dal suo avvocato che attestavano l’incompatibilità dell’uomo con qualsivoglia stato detentivo. E così Salvatore è stato prelevato da casa sua e trasportato fino al carcere di Messina Gazzi, a bordo di un’autoambulanza e attaccato all’ossigeno. Come racconta S. nella sua lettera, Salvatore si trova insieme ad altre cinque persone in una cella del centro clinico, dove le condizioni igieniche e le cure non sarebbero adeguate al suo stato. Pare che recentemente abbia accusato un malore al cuore e che i soccorsi siano arrivati con ben tre ore di ritardo. La vicenda di Salvatore Coci, così come descritta da S., è oggetto di un’interrogazione della Radicale Rita Bernardini. Speriamo che renderla pubblica possa aiutare a giungere quanto prima a una soluzione. Magari entro, e nonostante, le feste natalizie."
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