
La Corea del Nord che ieri si è mostrata a Barack Obama indossa lungo il 38° parallelo il suo abito migliore. Presso Panmunjom, dove le due Coree si toccano nel cuore della zona demilitarizzata, sorge infatti Kijongdong, cittadina modello. Un villaggio Potemkin che serve alla propaganda del regime, grazie anche a un pennone di 160 metri con una bandiera di taglia kolossal. Il futuro prossimo è sulla stessa linea di grandeur: Pyongyang ha annunciato che a metà aprile lancerà un satellite per celebrare un secolo dalla nascita del «presidente eterno» Kim II-sung, fondatore della patria, mentre una sessione del parlamento dovrebbe sancire la nomina di Kim jong-un a segretario del Partito dei lavoratori e presidente della Commissione militare. Alla vigilia del summit sul nucleare, se il Nord commemorava i 100 giorni dal trapasso di Kim Jong-il, il Sud piangeva i 46 morti nell'affondamento due anni fa di una sua unità militare, la Cheonan. Obama ha ricordato al Nord che «le provocazioni non portano a nulla». Ma il messaggio più importante è per la Cina, unico alleato del Nord: faccia di più per influenzare Kim Terzo.
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