
24/11/10
Italia Oggi
Oggi, al Centro studi americani della capitale, in Via Caetani 32, si tiene un incontro sui Peanuts, le strisce a fumetti del grande Charles M. Schulz, un cult degli anni sessanta, quando Snoopy, Linus, Lucy, Charlie Brown e tutti gli altri erano lo specchio del mondo. Ne parlano noti critici e giornalisti, tra cui Simona Bassano di Tufilo, autrice d’un bel saggio intitolato Piccola storia dei Peanuts, Donzelli, pp. 201, euro 19,50. Ma se i Peanuts, come sostenevano i collaboratori di Linus, la rivista a fumetti presessantottesca fondata da Oreste Del Buono in anni ormai remoti, sono davvero lo specchio dei tempi, sarebbe forse il caso di dare la parola, oltre che agli oratori invitati dal Centro studi americani, anche a qualche antropologo, o almeno a qualche analista politico, se non addirittura a qualche specialista di fisiognomica che sappia individuare, nei personaggi di Schulz, i calchi umani e politici che vi si specchiano, come Narcisi nelle pozzanghere. Di «bracchetti», simili a Snoopy, vanitosi e sognatori, convinti di poter abbattere qualunque Barone rosso osi affrontarli, sono piene (per capirci) le aule del parlamento.
Bracchetti supremi, manco a dirlo, sono i leader politici, riveriti dai peones, blanditi dai clientes, sempre follemente invaghiti di sé stessi. C’è qualcosa di Lucy, la bambina sempre di cattivo umore, seminatrice di zizzania, villana e prepotente, narcisista, nei gazzettieri che raccontano, infiorettano e commentano, per conto dei giornali partito, le avventure e le disavventure dei politici.
Quanto ai politici «fosforescenti», che parlano e pensano strano, come Nichi Vendola e Marco Pannella, ma anche come Leoluca Orlando e certi ultras berlusconiani, c’è qualcosa di Schroeder, il bambino musicista che suona Beethoven sul pianoforte giocattolo. Ma soprattutto c’è qualcosa di Charlie Brown, «Ciccio», «quel bambino con la testa grossa», pessimo giocatore di baseball, sfigato, nei politici che guardano in questi giorni alla prospettiva delle elezioni come gli antichi cristiani (incatenati nei sotterranei del Colosseo mentre nelle gabbie lì accanto ruggivano i leoni) guardavano ai circenses sempre più vicini.
Come Charlie Brown, anche i nostri cari vecchi deputati e senatori sono in fondo dei «bravi ragazzi», ma sono anche insignificanti, sempre come Charlie Brown. Non ne conosciamo neppure il nome (e non vorremo conoscerlo, temo, neppure se, cambiata l’attuale legge elettorale, decidessero di reintrodurre le preferenze).
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