
29/10/10
La stampa
La guerra in Iraq si poteva evitare, ma non se ne può parlare. In Inghilterra Tony Blair ha dovuto deporre davanti all' «Iraq Inquiry», Nick Clegg ha bollato il bombardamento di Baghdad come «la peggior decisione inglese», negli Stati Uniti George W. Bush è stato tenuto sotto il tiro costante della pubblica opinione, «l'unica superpotenza in grado di contrastare la guerra in Iraq» secondo il New York Times.
In Italia invece non si può. Una commissione parlamentare sulla guerra in Iraq resta una tipica stranezza pannelliana, una scusa per mettersi in sciopero della fame e della sete, come infatti ha fatto Pannella.
Ieri, mentre nobilmente il Parlamento tutto ha condannato la condanna a morte di Tareq Aziz, durante l'audizione è stato impossibile anche solo sollevare il problema. Il centrodestra italiano s'è sollevato all'unisono: che c'entra la guerra in Iraq con la condanna di Tareq Aziz? Pannella stava appena spiegando di una certa telefonata tra Gheddafi e Berlusconi per l'esilio di Saddam Hussein...
Così i radicali hanno depositato, senza poterlo illustrare, il dossier loro. Nel quale si mettono in fila, documentati, i fatti. Impressionanti. Una guerra si può evitare a condizione di mettere in piedi una macchina politico-diplomatica, e questo si era iniziato a fare spingendo Saddam ad accettare l'esilio. Un memorandum britannico del gennaio 2003 testimonia che Bush aveva già deciso la guerra, ma è dallo sbobinato della riunione del 22 febbraio 2003 a Crawford tra Bush e Aznar in collegamento telefonico con Berlusconi e Blair (il che non impedisce al presidente Usa di tratteggiare il gioco delle parti, «non mi importa di fare io il poliziotto cattivo e che Tony sia quello buono») che balza la verità: Berlusconi riferisce che secondo Gheddafi Saddam è pronto a lasciare il Paese, in base a un memorandum con salvacondotto elaborato proprio dal premier italiano (anticipato da Igor Man sulla Stampa il 7 febbraio).
Ma Bush spiega che dall'Iraq Saddam sarebbe uscito solo «in una cassa da morto o in esilio». In quest'ultimo caso però sarebbe finito «assassinato nel giro di un paio di mesi». La guerra fu cercata a tutti i costi, come fosse una prosecuzione della politica con altri mezzi. Ma quando la politica porta alla guerra, occorrerebbe almeno poterne illuminare a posteriori ogni angolo. Poterne parlare, almeno.
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