
09/09/10
Avvenire
Correva l'anno 1987. A Montecitorio accadde qualcosa di molto simile a quello che Umberto Bossi ha ipotizzato ieri per affrettare le elezioni anticipate. La rottura fra la Dc di Ciriaco De Mita e il Psi di Bettino Craxi era ormai insanabile e stava portando il Paese allo scioglimento delle Camere. Il capo dello Stato, Francesco Cossiga, aveva dato ad Amintore Fanfani l'incarico di formare il governo, di fatto per andare alle urne un anno prima della scadenza naturale, ma con un esecutivo diverso dal "Craxi due" appena entrato in crisi.
Il leader socialista, su suggerimento di Marco Pannella, tentò una mossa a sorpresa per sventare l'operazione in extremis: votare la fiducia piena al monocolore dc, insieme a socialdemocratici e radicali, costringendo il governo ad andare avanti. A quel punto il segretario scudocrociato chiuse ai suoi deputati di astenersi, facendo mancare i numeri. Il 28 aprile il capogruppo Mino Martinazzoli annunciò in aula la decisione dicendo: «Non ci faremo imprigionare da una finzione». Il voto finì con 131 sì al governo, contro 240 no e 193 astenuti. Il Parlamento fu sciolto dopo pochi giorni.
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