
01/02/11
L'Opinione delle Libertà
Il termine da usare è "dialogo", non "trattativa".
L’incontro di due ore di sabato scorso tra Marco Pannella e Silvio Berlusconi, ha prodotto un primo risultato: sulla prima pagina del "Corriere della sera" è apparso un articolo del premier con il quale, per la prima volta da un paio di mesi, è stata fatta una seria offerta politica all’opposizione, per superare il nodo del debito pubblico. Senza ricorrere alla famigerata "patrimoniale". L’incontro tra Pannella e il Cav è il secondo in due mesi, dopo quello alla vigilia del voto di fiducia del 14 dicembre scorso. Naturalmente a sinistra questa cosa non piace a nessuno, basta vedere il titolo della fotonotizia con cui ieri "l’Unità" ha dato notizia della cosa: "Pannella, non lo fare Berlusconi lo corteggia". E a dire il vero sembra che anche Emma Bonino non sia entusiasta, vista la freddezza con cui ha accolto la proposta del premier di cui sopra: "se c’è qualche spazio va sempre colto, ma Berlusconi non è più credibile".
Un po’ diversa la posizione di Pannella che non mira né a posti di governo o sottogoverno ma solo, magari, a specifici provvedimenti nel campo della giustizia, delle carceri e della riforma fiscale o del sistema elettorale, sui quali non farebbe di certo mancare il voto della pattuglia radicale in Parlamento. Ma è cosa ben diversa da “ributtarsi a destra”, o "ritornare a fare la escort del Cav", e tantomeno di "trattativa", che poi sono le categorie dello spirito con cui i giornali che fanno del qualunquismo e della banalizzazione le proprie scorciatoie per vendere copie hanno presentato la cosa.
"Nel corso dell’ultimo incontro nella prima decade di dicembre - spiega in un comunicato lo stesso Pannella - con il presidente Silvio Berlusconi, avevamo opportunamente preso atto del dialogo, che come Radicali abbiamo sempre ritenuto importante e urgente nei suoi riguardi, sia nella sua veste istituzionale che in quella di leader dello schieramento politico maggioritario."
Poi precisa: "in quella occasione comunicai a Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Angelino Alfano che non eravamo interessati a discutere con loro gli eventi che sarebbero maturati in vista del famigerato 14 dicembre, evento sul quale il nostro orientamento era quello che si è poi verificato, ma che puntavamo ad un dialogo di ampio respiro a partire dalle situazioni e dalle prospettive attuali e comunque successive al 14 dicembre."
Secondo la "Pannella’s version", "...nel colloquio di circa due ore di sabato abbiamo continuato a chiarire le rispettive posizioni e trovare risposte adeguate e strategiche alle isolate e desolanti urgenze nelle quali sprofonda quello che, per noi Radicali, costituisce il punto ormai terminale di un disastroso sessantennio partitocratico, tale per le responsabilità delle sue componenti di sinistra, estrema o "riformista", e della destra, impotentemente, autoritaria e antidemocratica o di quella che continua a dichiarare di richiamarsi a quella liberaldemocratica, tutte insieme determinando la disastrosa connotazione del sessantennale regime."
E, sul fatto che casomai l’epifenomeno Berlusconi sia l’effetto della partitocrazia e non la sua causa, è d’accordo anche la Bonino che ieri, rispetto alla proposta di ammucchiata fatta da D’Alema domenica su "La Repubblica", ha dichiarato lapidaria a "Radio radicale" che "...nasce dall’idea, infondata, che il problema in questo paese si chiami solo Silvio Berlusconi e che gli altri siano tutti stinchi di santo." "Sappiamo che non è così e che il paese non può precipitare verso elezioni anticipate che - ad avviso del vicepresidente del Senato - si terrebbero in condizioni non democratiche". Ecco, il nodo del dialogo tra i Radicali (che a fine settimana inizieranno a Chianciano il congresso del partito transnazionale) e Berlusconi è tutto qui.
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