
09/11/09
la Repubblica
«Bravo Piero. Diglielo giù a Roma, a tutti. Continuino su questa strada. Dimostrino che ce ne siamo dette di tutti i colori ma che adesso siamo uniti. Che gli avversari non sono in casa nostra. Che andiamo avanti insieme. Che siamo un punto di riferimento in Europa. Che abbiamo mille guai ma sappiamo uscirne. E poi mi hai commosso i democristiani di casa mia. Mica sono come i comunisti. Loro comandavano. E commuoversi con i comunisti è ancora una bella gara». Romano Prodi ride e imbarazza Piero Fassino. Li uniscono una visione politica, un affetto antico, la pasta con i fagioli, il pollo, i peperoni che Davide, il nipotino di Prodi, ingoia come caramelle, il dolce portato dal dirigente Pd. Pranzo a casa del Professore, in via Gerusalemme. Ci sono Flavia la moglie, Sandra Zampa l`onorevole-portavoce-amica, i figli, i nipoti. E c`è la politica. Una volta tanto, dopo tanto tempo, non vissuta come angoscia. Fassino era la mozione Franceschini; gli altri la mozione Bersani. Fra pasta e fagioli, pollo e futuro si uniscono nella mozione degli affetti. Discutono di come organizzare il Pd. Fassino a Bologna è arrivato per parlare della caduta del Muro di Berlino. Il 12 con Occhetto celebrerà i 20 anni della svolta della Bolognina. Ieri mattina erano attesi Pierluigi Bersani e Pierferdinando Casini, entrambi hanno dato forfait. (Bersani ha incassato i complimenti di Pannella: "Splendido discorso, anche se parla come se avesse dietro di sé non la politica partitocratica del comunismo organizzato italiano, mala storia immensa di "Giustizia e Libertà"». In platea ci sono Fassino e Francesco D`Onofrio e i professori Panebianco, Roversi Monaco, Pombeni. Prodi è in prima fila. E alla fine rende improvvisato, non previsto omaggio all`incontro andando al microfono. In pullover. «Sentito Fassino.». Parla di Ciampi, Kohl, Chirac, euro. Di Europa. «Se vuole un ruolo è tutto da riconquistare. Nulla è acquisito. E se non saremo capaci, saremo di fronte a cattivissime sorprese». Discorso che torna dopo, a pranzo. Con Fassino i panorami italiani si uniscono, fanno tutt`uno con quelli euro- pei. Bene Dario Franceschini capogruppo alla Camera, dice Prodi: segno che la battaglia dopo le primarie «non diverrà Guerra dei Trenta Anni». Nessuna preoccupazione per l`addio di Francesco Rutelli. Il rapporto con l`Udc nasce da altro, come mostra (e ammette) D`Onofrio in sala parlando del ruolo della Dc nella politica per il Mediterraneo e soprattutto nella costruzione dell`Europa. Argomento ripreso da Fassino elogiando «l`asse assolutamente fondamentale» fra Dc italiana e tedesca, fra De Gasperi ed Adenauer. Prodi dilata il legame, aggiornandolo a lui e Kolh. Applausi bipartisan. «II Pd] non ha agganci in Europa» dice D`Onofrio. Prodi e Fassino in sala e a pranzo allargano il discorso. «Una nuova cultura, nuove alleanze si innervano anche guardando a quel che succede in Europa». Fassino si muove nel Pse per sostenere la candidatura D`Alema. Prodi parla con i capi europei con cui ha contatti, di area popolare come la Merkel, ma anche laburisti come Gordon Brown che pur sostengono Blair alla presidenza dell`Ue ma vanno convinti che, se l`ex n.1 di Downing Street non passa e Miliband rinuncia al ruolo di ministro degli Esteri, D`Alema è il candidato più vicino.
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