
20/10/10
L'Opinione delle Libertà
Fino a lunedì mattina la Rai voleva fare fuori Michele Santoro. Poi, martedì mattina, cambio di guardia e a finire sotto i colpi dell'azienda pubblica radiotelevisiva era stato Fabio Fazio e il suo nuovo programma. Tanti possibili feriti sul campo di Viale Mazzini ed un'unica triste certezza: la Rai è afflitta da un perenne autolesionismo. Sì, proprio così. Alla Rai piace farsi del male, alimentando polemiche che hanno un duplice effetto, quella di mostrarla agli italiani imperfetta e a tratti priva di buon senso e quella di creare un tam tam mediatico nei confronti di programma che vengono poi valutati più per le polemiche attorno che per il loro effettivo valore aggiunto.
Ecco perciò perché quando tutto sembra andare a, rotoli (e potrebbe anche succedere di peggio, credeteci) ritorna nella mente di molti l'idea che la Rai debba essere privatizzata. Privatizzazione che la strapperebbe per sempre dalle mani dei partiti, da questa folle lottizzazione che in questo particolare momento storico sta producendo troppi effetti indesiderati.
L'Opinione, per esempio, è sempre stata d'accordo con questa ipotesi, che ora sembra affascinare anche il neonato partito del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Come avviene in questi casi sono diverse le scuole di pensiero che si proclamano pro o contro l'iniziativa che secondo i favorevoli dovrebbe risollevare le sorti di un'azienda asservita ai voleri della maggioranza di governo, ma siamo davvero sicuri che la cura non sia peggiore della malattia? Portabandiera della privatizzazione Rai nelle ultime settimane, non poteva che essere il neonato movimento Futuro e Libertà nella figura del vicecapogruppo alla Camera Benedetto Della Vedova, il quale nei giorni scorsi ha dichiarato di come "Si tratta di una proposta di privatizzazione vera, che supera la Legge Gasparri e punta a garantire il servizio pubblico attraverso altre forme rispetto a quelle attuali, gli scenari da qui a dieci anni rendono difficile immaginare la Rai come quel colosso che conosciamo oggi.
L'azienda di viale Mazzini non è la Bbc e non potrà mai esserla perché nel suo dna è presente la politica. Fino a che la Rai era un'azienda monopolista e il mercato era fermo andava tutto bene. Adesso non è più così. Negli ultimi venti anni si è tentato di migliorarne la governance, di fare uscire i partiti, ma non è possibile perché la Rai è quella cosa lì".
L'idea sempre più diffusa della privatizzazione avrebbe più risvolti positivi, come una maggiore concorrenza che farebbe senz'altro crescere il livello dei programmi in onda, per esempio. Ma le idee sono le più diverse e se il centrodestra riflette sull'importanza della privatizzazione lo stesso avviene internamente all'azienda Rai. Per Carlo Verna, segretario dell'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, "non sono i privati l'alternativa all'attuale malgoverno aziendale".
Di diverso avviso, invece, il radicale Marco Beltrandi, membro della commissione di Vigilanza sulla Rai, per cui quello ipotizzato da Fini è "l'unico modo per fare uscire i partiti dall'azienda". Intanto, aspettando che si arrivi ad una soluzione condivisa da tutti e che si avvii davvero un processo di privatizzazione della Rai, c'è chi già immagina una privatizzazione simile a quella avvenuta per Alitalia, come unico metodo per salvare un'azienda che rischia davvero di perdersi definitivamente questa volta. Altri sperano nell'ingresso di capitali stranieri che però potrebbero causare ulteriori significativi "tagli" all'attuale assetto con ovvie ripercussioni sul livello occupazionale. Insomma, quella della privatizzazione potrebbe essere l'ultima spiaggia per la Rai. Ma a parte le chiacchiere e le proposte, la concretezza di questo progetto sembra essere più che lontana. Non resta che aspettare, sperando in un colpo di reni da parte dell'ei fu Rai.
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