
02/08/10
Corriere della Sera
La legislatura sta attraversando ore decisive dopo lo strappo Berlusconi-Fini. Ci si interroga sui possibili sbocchi. Allargare la maggioranza di centrodestra, governo di larghe intese o elezioni anticipate? Il ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, si spende per favorire nuovi innesti, in particolare l'ingresso di Pier Ferdinando Casini. Ma il leader dell'Udc rifiuta le avances. Anzi. Continua ad affermare che l'unica soluzione possibile a questa impasse è un governo di transizione. «Da tempo - dice Casini - ho formulato la mia proposta di un esecutivo di responsabilità nazionale. E credo che i numeri a settembre saranno ancora peggiori per il governo, perché si rifiutano di guardare le contraddizioni che hanno messo in atto». Ad accarezzare l'ipotesi delle larghe intese Casini non è solo. Come possibili compagni di avventura incontra «Bersani con il quale ci sentiamo spesso e che io stimo», e anche Francesco Rutelli. Del resto Casini, Bersani e Rutelli, a conferma di una ritrovata sintonia, usano la stessa espressione: governo di transizione. La usa Bersani che argomenta «come sia una proposta sensata quella di un esecutivo a tempo limitato per fare la legge elettorale che ridia lo scettro in mano ai cittadini e che si occupi un po' di economia e di lavoro». La ripete Rutelli, che cita il segretario del Pd, condividendo la sua idea: «Un esecutivo di mera transizione dovrebbe affrontare solo la modifica della legge elettorale per evitare che si sprechino altri anni di mancate riforme a causa di maggioranze e coalizioni disomogenee e incoerenti». Pertanto Pd, Udc e Api perseguono lo stesso obiettivo: evitare il voto anticipato, auspicato invece dall'Idv e, nel campo della maggioranza, dal Pdl (come extrema ratio). «I governi tecnici ipotizzati da chi non ha il sostegno elettorale per governare - osserva Osvaldo Napoli, vice capo gruppo del Pdl alla Camera - sono un espediente per aggirare la volontà popolare». A suo giudizio, infatti, con la riforma elettorale del 2004, spetta al capo dello Stato verificare che un eventuale nuova maggioranza «non prenda corpo utilizzando in Parlamento il premio di maggioranza conferito dagli elettori allo schieramento vincitore. Alla saggezza del Quirinale spetterà evitare che in Parlamento si consumi un golpe contro la volontà popolare, dietro lo schermo della Costituzione». E se per il ministro Rotondi quello di transizione sarebbe «un governo di regressione», per Quagliariello, vice capogruppo del Pdl in Senato, «non c'è spazio per pasticci simili». Abbiamo un vantaggio, sostiene, «le elezioni non le vogliamo, ma ce le possiamo permettere. Altri no, per questo il loro agitarsi appare privo di senso politico».
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