
È una «supposizione astratta» e collegata a «semplici congetture» l'ipotesi che Silvio Berlusconi abbia in qualche modo costretto i direttori del Tg1 e del Tg2 a trasmettere le interviste del 20 maggio scorso. Il premier non ha forzato né Augusto Minzolini né Mario De Scalzi (indagati con lui per abuso d'ufficio) e perciò la concussione a differenza di quanto avevano prospettato i Radicali nella denuncia non c'è. La prima, immediata conseguenza della ricostruzione del giudice è il no al sequestro delle videocassette, dei file originali e degli appunti relativi all'apparizione in tv del presidente del' Consiglio. La richiesta era stata avanzata da Emma Bonino e Marco Cappato, ma la procura aveva dato parere contrario.
A questo punto il tam-tam a palazzo di giustizia pronostica una rapida archiviazione dell'inchiesta. Prima però i magistrati attendono che l'Agcom depositi le motivazioni del provvedimento con cui ha multato i due Tg della Rai e i tre di Mediaset (per i quali i Radicali hanno depositato un'altra denuncia alla procura di Milano) e valutano se convocare gli indagati. «I giornalisti ne sanno sempre una più del diavolo e penso che il fascicolo sia pronto per la richiesta di archiviazione», dice l'avvocato dei Radicali, Giuseppe Rossodivita.
«Almeno questa volta Berlusconi non avrà da urlare contro i giudici comunisti», aggiunge il legale. Che tuttavia, prima di accettare l'eventuale sconfitta, potrebbe presentare una memoria integrativa.
Nel frattempo Minzolini invita il premier a «resistere» fino al 2013, a «puntare» poi al Quirinale e annuncia che nemmeno la sua poltrona è in ballo: «Sì - ammette - credo che resterò alla direzione del Tg1 sino a quando ci sarà Berlusconi. D'altronde in Rai funziona così». Il progetto irrita il centrosinistra. «La misura è colma, Minzolini si comporta da tifoso», protesta il democratico Vinicio Peluffo. Mentre Pancho Pardi (IdV) sottolinea: «Finalmente Minzolini dichiara apertamente il suo voto di servitù e il suo incondizionato amore politico».
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