
Nemmeno un paio d'ore di riunione per una raffica di multe dopo le video-interviste di Silvio Berlusconi ai tg serali di venerdì scorso. La Commissione Servizi dell'Agcom, l'Autorità garante per le Telecomunicazioni, ha deciso multe di 258 mila euro ciascuno al Tg1 di Augusto Minzolini e al Tg4 di Emilio Fede, considerati «recidivi» dopo i richiami precedenti. Centomila euro di multa per Tg2, Tg5 e Studio Aperto. La commissione ha ritenuto che «le interviste, tutte contenenti opinioni e valutazioni politiche sui temi della campagna elettorale, ed omologhe per modalità di esposizione mediatica, abbiano determinato una violazione dei regolamenti elettorali emanati dalla Commissione parlamentare di Vigilanza e dall'Agcom. L'Autorità ricorda che «vige il dovere di equilibrio e completezza di informazione fino alla conclusione della campagna elettorale con i ballottaggi in corso».
La Commissione è formata dal presidente dell'Agcom Corrado Calabrò, dai commissari Michele Lauria e Sebastiano Sortino (area Pd), Gianluigi Magri (area Udc), Antonio Martusciello (area Pdl). La votazione ha registrato quattro favorevoli alle multe, incluso il presidente, e un contrario, Martusciello.
Si muovono anche i radicali. Ieri Emma Bonino e Marco Cappato hanno depositato alle Procure di Roma e Milano una denuncia contro Berlusconi e i direttori dei Tg che venerdì hanno trasmesso, come si legge in una nota del partito di Pannella, «le pseudo interviste registrate dal presidente del Pdl». Secondo i radicali «per temi trattati, scenografia con tanto di simbolo elettorale alle spalle, montaggio del registrato, gli interventi di Berlusconi erano veri e propri spot elettorali, assolutamente vietati nei notiziari».
Reazioni contrastanti. Alessio Butti, capogruppo pdl in Vigilanza, parla di «decisione senza precedenti, inquietante, assunta a maggioranza, che rivela un sostanziale strabismo nei confronti dell'informazione dei tg rispetto a quella degli approfondimenti, e quindi facilmente impugnabile. Il Tg1 verrà sanzionato anche per le interviste a Vendola e Di Pietro?». Per Emilio Fede la multa è un'«intimidazione politica, è in atto una strategia per impedire a Milano la vittoria dei candidato Pdl».
Invece dal centrosinistra c'è grande soddisfazione. Roberto Zaccaria, ex presidente della Rai e ora deputato pd e coordinatore del gruppo di ascolto sul pluralismo, avverte riferendosi a Minzolini: «Visto che la Rai è un'azienda pubblica, il direttore della testata, se è responsabile, deve prendere su di sé ogni conseguenza, anche economica, delle sanzioni. Coloro che pagano il canone non c'entrano di sicuro». Della stessa opinione Nino Rizzo Nervo, consigliere Rai: «Minzolini in due anni ha totalizzato 458 mila euro di multa, chiederò in Consiglio che si affronti il tema della responsabilità personale di chi provoca danni all'azienda». Ma Antonio Verro, altro consigliere Rai però in quota Pdl, avverte: «Sanzionare i tg per una singola intervista senza tener conto degli altri dati disponibili sulla par condicio, crea senza dubbio un pericoloso precedente per la libertà di espressione delle testate giornalistiche. I dati settimanali dell'Osservatorio di Pavia mostrano nei tg Rai un positivo equilibrio delle diverse forze politiche».
Protesta Mediaset: «Con questa decisione l'Autority impedisce di fatto alle televisioni di fare il proprio mestiere di informazione e in questo modo diventa parte anziché arbitro, come la legge vorrebbe, del confronto politico». Mentre il Cdr (l'organismo sindacale dei giornalisti) del Tg5 ritiene che la decisione dell'Agcom non abbia nulla di intimidatorio e si augura che il Tg5 «prenda atto concretamente delle regole della par condicio».
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