
Spiegano che si trattava di «un pranzo previsto da tempo», quello tra Gianfranco Fini, Beppe Pisanu e Pier Ferdinando Casini. Come da tempo era programmato l'incontro con Massimo
D'Alema e Altero Matteoli, che inaugurava la sua «Fondazione della Libertà». E «ovvio» era il colloquio con i coordinatori del Pdl saliti a Montecitorio a mostrargli le liste per l'ok. Ma con l'aria che tira, la girandola di incontri anche molto bipartisan di ieri hanno fatto storcere il naso a quanti diffidano del presidente della Camera. Perché che l'ex leader di An veda in atmosfera conviviale uno degli esponenti del Pdl più critici sulla linea del partito (Pisanu) e l'ex alleato
del quale si lamenta continuamente Berlusconi (Casini), è sembrata al premier quasi una provocazione. Così come il duetto tra Fini e D`Alema sulla necessità di «riforme condivise» anche con una «bicameralina sul federalismo» e sul fatto che non si può andare avanti con una «rappresentazione grottesca della realtà». Parole di D'Alema, che apprezza la decisione del Riformista di assegnare a Fini il premio dell'«uomo politico dell`anno»: «E' una scelta giusta che ho condivido». Se si aggiunge che l'ex leader di An pretende un Pdl «non chiuso nel culto dell'ortodossia», diventa evidente come le strategie di Fini e di Berlusconi divergano ogni giorno
di più.
Fini peraltro è sempre più scontento di come si muove un partito che - a suo giudizio - dovrebbe essere guidato da un solo coordinatore (e un vice) con mano ferma, perché altrimenti la confusione è totale e sul territorio non c'è alcuna fusione o collaborazione tra ex forzisti ed ex aennini. Il premier è arrabbiato, vive come una sfida alla sua leadership l'attivismo di Fini e rimanda il redde rationem a dopo le Regionali.
Ma intanto Fini tesse la sua tela. Il pranzo con Pisanu e Casini, al di là dei temi trattati («comune sentire e vicinanza» si è registrata sui temi della legalità, sulle riforme, sul no alla berlusconiana battaglia di civiltà), serve all'ex leader di An per allargare o consolidare la propria rete di relazioni e rapporti politici in vista di quella che sarà inevitabilmente la corsa alla successione al trono berlusconiano. Certo, si tratta di un percorso di medio-lungo periodo, senza scorciatoie a portata di mano. Fini, assicurano i suoi, non pensa affatto a strappi perché, ripete «se volevo un partito tutto mio mi tenevo An: io sul Pdl ho scommesso tutto».
Piuttosto, è impegnato nel lanciare la «fase due» del suo percorso politico, perché dopo aver segnato il suo allontanamento dalla destra più tradizionale concentrandosi su diritti civili, temi etici, cittadinanza e immigrazione, oggi vuole dire la sua su argomenti più cari al popolo del centrodestra come quelli economici, sulle riforme, sulla legalità, sul «patriottismo repubblicano». Argomenti cardine di convegni ai quali Fini parteciperà nei prossimi due mesi, a partire da sabato quando sarà alla tavola rotonda organizzata da Benedetto Della Vedova lancerà la sua dottrina economica del «liberismo sociale». A seguire - e tutti organizzati dalla sua Fondazione FareFuturo - arriveranno un convegno sul Sud e la lotta all'illegalità (con la Fondazione
Europa Mezzogiorno), un altro sulle «Sfide della politica del futuro», uno sul rilancio del semi-presidenzialismo alla francese e l'ultimo su immigrazione e cittadinanza con Tremonti. Temi a tutto tondo. Quasi un programma di governo.
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