
Ha organizzato una pagliacciata islamica, un finto ratto delle Sabine per truffare il mondo arabo, per infinocchiare il suo popolo. E difatti solo la tv libica manderà in onda le immagini delle squinzie italiane ai piedi di Gheddafi, e sarà la prova del suo sex appeal mediterraneo, del suo carisma religioso, della sua bellezza. Forse Gheddafi ha anche voluto inviare un messaggio di solidarietà al suo amico Berlusconi, da maschio a maschio, una sfida a chi, tra loro, giostra più femmine. Ma non risulta che abbia fatto come quella volta a New York quando inutilmente offrì trentamila dollari a una bellissima interprete perché «gli cucinasse una frittata». Insomma, il Gheddafi berlusconiano non è Berlusconi: il suo esibizionismo non è un disturbo sessuale e le ragazze che sinora ha incontrato sono certamente "ponpon" ma non escort professioniste.
È vero che anche alle hostess di Gheddafi, come alle prescelte di Palazzo Grazioli, è stato imposto una specie di abitino di ordinanza, trucco leggero, gonna sotto il ginocchio, altezza minima un metro e settanta, occhi grandi… Ma così piacciono a Berlusconi e non a Gheddafi che, notoriamente, ama le anfore mediterranee, forme pronunziate e fianchi larghi che rimandano alla fecondità. E, a riprova che si trattava di uno spettacolo destinato al mercato interno, le ragazze – ha raccontato Paola Lo Mele, la cronista dell´Ansa che si è lasciata reclutare – sedute a semicerchio, si muovevano a comando: «Alzarsi, applaudire, sorridere, alzarsi, applaudire, sorridere». Demagogia berlusconiana a uso libico, dunque. Il capotribù vuol far credere alla sua gente che una rappresentanza scelta delle donne italiane è accorsa ad incontrarlo e, pendendo per un´ora dalle sue labbra, è rimasta folgorata dal messaggio del profeta. Addirittura, con l´aiuto dell´amico Berlusconi «con il quale abbiamo deciso di "immergere" i nostri popoli», l´Italia potrebbe diventare una colonia libica, a gloria della mascolinità petrolchimica: «Italiane, convertitevi. Venite a Tripoli e sposate i miei uomini».
Se chiedete a un uomo di Gheddafi quanti figli ha la Guida della Rivoluzione, la risposta è sempre la stessa: «Noi siamo tutti figli suoi». Non è insomma facile credere che a Gheddafi manchino i passatempi erotici e che l´Italia sia per lui la penisola del piacere. Né tanto meno che il dittatore, brutto di una bruttezza sgargiante, possa davvero comprare tutte queste belle (e bisognose) ragazze italiane con 60 miserabili euro a testa. Tutti capiscono infatti che sessanta euro sono pochi anche per ascoltare i suoi gorgoglii gutturali tradotti da un interprete, le banalità sul Crocifisso, sul sosia di Cristo, sul Corano che sarebbe divino mentre i Vangeli sono umani. Fuffa senza interesse persino per gli islamici.
Del resto è stata un´agenzia di collocamento e non un mezzano alla Tarantini a reclutare, per queste grottesche serate romane del satrapo nordafricano, 500 ragazze, belle sì, ma senza gli ammiccamenti allusivi, le cene, i balli, le canzoni di Apicella e il lettone di Putin. Certo, è assai penoso che tante donne italiane si siano prestate a questa ordalia. Ed è giusto domandarsi in quale altro Paese occidentale, la diplomazia avrebbe permesso a un dittatorello un simile spettacolo di mortificazione delle donne. Diciamola tutta: fossero state davvero escort, l´Italia ne sarebbe uscita meglio. In questo senso, Gheddafi è vincitore: hanno fatto la fila per incontrarlo come se fosse George Clooney. E il nostro governo ha tollerato e addirittura incoraggiato quest´altro eccesso pittoresco, dopo la tenda a Villa Pamphili, le lezioni all´università e al Senato, le frecce tricolori a Tripoli… Com´è possibile che ogni volta Gheddafi degradi Roma a circo?
Non è un paradosso: Gheddafi a Roma fa quello che vuole in cambio delle galere e dei campi di concentramento dove la polizia libica trattiene gli africani in fuga. Dopo l´accordo di Bengasi dell´agosto 2008 l´Italia riceve un numero minore di cosiddetti clandestini e incamera una maggior quantità di gas e di petrolio: ogni migrante in meno, un litro di petrolio libico in più; per ogni clandestino acciuffato, una zaffata di gas libico in più. E la Libia, con i soldi dell´Italia, viene dotata di strumenti di vessazione. Oggi dispone di elicotteri, motovedette di pattugliamento, investimenti bancari e di telecomunicazioni, fuoristrada, visori notturni, navigatori satellitari, furgoncini pick up made in Italy e tanti sacchi per cadaveri generosamente forniti dalla preveggenza italiana perché nei traghettamenti si muore facile. È questo il patto che abbiamo siglato e che i reporter internazionali hanno documentato. Gheddafi in Libia è il nostro esponente leghista. Perciò in Italia può muoversi e comportarsi proprio come i leghisti immaginano che si comportino i selvaggi africani, i dittatori del terzo mondo.
Nel suo paese, dove esercita il potere assoluto, Gheddafi non si preoccupa molto delle formalità della seduzione. Fanno così i dittatori: prendono quello che vogliono. Peron, per esempio, pretendeva che ogni pomeriggio una ventina di ragazze, alte e muscolose, giocassero per lui a pallacanestro e alla fine della partita faceva la sua scelta. Gheddafi, che ha gli stessi gusti atletici, si fa proteggere da un drappello di guerriere armate. Un vero gineceo amazzonico si allena dunque nei "centri di ricreazione" e anche a loro la sera il dittatore impartisce lezioni come ha fatto alle ragazze italiane. L´ossessione è la stessa, selvaggia e al tempo stesso berlusconiana: il corpo del capo circondato da corpi di donne.
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