
Oggi si gioca la grande partita. La posta è la corsa iraniana al nucleare, con la conseguente possibilità per Teheran di costruire «La Bomba». Benjamin Netanyahu e Barack Obama affrontano il match forse decisivo, e all'ultima mano «Bibi» arriva in posizione di forza. L'antipatico e un po' screditato premier del piccolo Stato che non naviga certo in un mare di consensi (internazionali e interni) sembra però avere più assi del presidente Usa. Tra i due non c'è e non c'è mai stata stima reciproca, per non parlare poi di feeling. Come dire: è una mano dove non sono consentite distrazioni, anche se tutt'intorno risuona il clamore dei 1,3 mila rappresentanti dell'American Israel Public Affairs Committee (potente lobby filo israeliana) riunito per l'occasione.
Le carte. Il premier israeliano è riuscito in tre anni a ribaltare l'agenda politica della superpotenza a. stelle e strisce, relegando nel dimenticatoio la questione palestinese e il congelamento della costruzione di nuovi insediamenti. La Casa Bianca considera Bibi un bugiardo e lo accusa neanche tanto sottovoce di supportare la campagna dei repubblicani. Da parte sua il governo di Gerusalemme considera Obama e le sue fantasie di pace planetaria una pericolosa minaccia e punta sulla certezza che nessun presidente in corsa per la rielezione rischierebbe di sentirsi chiedere un giorno «ma tu che cosa hai fatto per prevenire un secondo Olocausto?».
È possibile che ciascuno dei due bluffi. Netanyahu minaccia l'intervento militare però preferirebbe lo portasse a termine la superpotenza americana mentre Obama vorrebbe, in caso di necessità, che il lavoro sporco lo sbrigasse Israele, lasciando agli Usa il ruolo di «adulto responsabile» che, dopo, rimette ordine in Medio Oriente. Sullo sfondo, ma neanche tanto, la paura del caro-petrolio. Il ragionamento di «Bibi» è semplice: intendo bombardare l'Iran, ho la capacità di farlo e nel caso - avverte l'intera regione precipiterà in una guerra che porterà alle stelle i prezzi della benzina. Obama rilancia che non esiterà a usare la forza per difendere Israele, ma guarda i mercati e cerca una strategia per evitare tutto ciò. Intanto il mondo trema, soprattutto gli israeliani.
© 2012 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati