
Le espulsioni di Giovanni Favia e Federica Salsi ordinate da Beppe Grillo stanno provocato reazioni a catena non solo nella base, in piena ebollizione su internet, ma anche fra gli esponenti a 5 Stelle con incarichi istituzionali, a cominciare dal sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che ieri è intervenuto sull’epurazione del consigliere regionale bolognese, e alla domanda se ci sia serenità ha risposto: «C’è un po’ di sorpresa intorno alla decisione di Grillo. Sicuramente ci sono alcune cose da chiarire e da capire meglio. Ovvio che non bisogna mai accelerare i tempi e avere troppa fretta perché le situazioni sono sempre più complesse di quanto possano sembrare in apparenza. Però ci sembrava anche giusto chiedere delle puntualizzazioni ed è per questo che mi sembrava doverosi redigere un comunicato congiunto» (il riferimento è ai colleghi del movimento che hanno firmato il documento insieme a lui, ndr).
Il sindaco della città emiliana, primo centro importante a essere guidato da un esponente grillino, non ha parlato direttamente con Favia - «non l’ho sentito io, l’hanno sentito gli altri» - ma di certo tiene d’occhio la discussione sempre più rovente che le epurazioni stanno provocando nella base del movimento. In un’intervista a Parma Sera lo stesso Pizzarotti aveva anche evocato un congresso nazionale, da tenersi in vista delle elezioni politiche nazionali.
Intanto Favia, solo poche ore dopo essere stato defenestrato da Grillo, si è preso una rivincita personale durante l’assemblea semestrale tenutasi a Modena, appuntamento sacro al popolo grillino, che in queste occasioni esprime il proprio gradimento per i suoi eletti: per Giovanni Favia è stato quasi un plebiscito, con 97 voti a suo favore su 106 votanti. Andrea Defranceschi, capogruppo grillino in assemblea regionale, ha fatto l’en plein con l’assemblea che si è espressa all’unanimità nel giudizio positivo sul suo comportamento di questi mesi.
Anche ieri Favia, fino a un anno fa fedelissimo di Grillo a Bologna, poi rimpiazzato sotto questo profilo dal consigliere comunale Massimo Bugani, non ha commentato né la propria cacciata dal movimento né, se non genericamente, la portata politica del pronunciamento dell’assemblea modenese. Il consenso toccatogli dà un’idea di quanto i recenti diktat del comico genovese possano risultare indigesti a militanti cresciuti nel culto della trasparenza e del controllo diretto della base sull’operato dei propri esponenti. L’aveva raccontato bene un altro epurato come il bolognese Ivano Mazzacurati, destinatario di una querela da parte di Roberto Casaleggio per le sue critiche sulla gestione dei fondi destinati alla comunicazione dei gruppi parlamentari: «All’inizio pensavamo che il movimento sarebbe stato retto in maniera trasparente e democratica, ultimamente invece le decisioni importanti sono prese dall’alto».
Favia, che contribuì a originare il terremoto col famoso fuorionda su La7, per ora si limita a dire che a Modena «ho sentito l’affetto di tanti, e questa è la cosa più importante». E ora tocca all’assemblea di Ravenna, dove i militanti grillini, se la tendenza risultasse confermata, si preparano ad accordargli un’altra fiducia. Favia è fuori, ma il movimento continua a votare per lui. E contro Grillo.
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