
Come cambiano i tempi. Adesso la rivolta - interna, s’intende - viene annunciata via raccomandata. D’altronde la si aspettava, dopo la batosta elettoral-regionale che quasi quasi Bersani ha cercato di spacciare per pareggio o giù di li. Ma i mugugni, che nel Partito Democratico andavano montando da tempo, si sono adesso fatti lettera. Per iniziativa di Gian Piero Scanu - già sottosegretario, di cui si ricorda tra l’altro una spiritosa ma certo dimenticabile esibizione al Dopofestival di quindici anni fa, quando intonò “Cosa sarà" insieme con un’altra cinquantina di parlamentari. E insomma, questa cosa di Scanu
è stata sottoscritta da 49-senatori-49, ovvero poco meno della metà del gruppo parlamentare progressista a Palazzo Madama. Tutt’insieme si rivolgono al segretario Bersani, per chiedere un «cambio di passo» al partito. E in fretta, anche, ché i voti vanno evaporando giorno dopo giorno, elezione dopo elezione.
E non è che ci vadano giù morbidi, i 49 ribelli. Al passaggio elettorale di questi giorni ci consegna molteplici spunti di riflessione, che non mancheranno di essere approfonditi nelle settimane che verranno», premettono. E poi incalzano: «A nostro avviso ci troviamo di fronte a un momento della vita del nostro Paese rispetto al quale s’impongono, da parte di tutti noi, una maggiore generosità nell’impegno, una più partecipata attività politica e una nuova consapevolezza riguardo l’effettiva portata dell’emergenza democratica in cui viviamo». Sfide dinanzi alle quali «il lavoro ordinario non basta più». Il lavoro ordinario, così scrivono. E guai a chi s’azzarda a far battute demagogiche e populiste eccetera eccetera.
Ma il prosieguo della missiva, aldilà della contin-gente e politicamente significativa insoddisfazione dei piddini, è roba da psicanalisi. «I ritmi ortodossi sono troppo lenti» scrivono Scanu e gli altri, e chissà come sono, ‘sti ritmi ortodossi, E ancora, con passo quasi poetico: «Le liturgie della casa sono stantie.
I cartellini da timbrare sono sempre più falsati». Cartellini falsati? Ocio, che Brunetta sta tornando a Roma.
Epperò l’apoteosi arriva subito dopo: «L’imborghesimento ci tenta in continuazione e arriva persino a coinvolgerci in scellerate trasversalità ammantate di riformismo. I nostri valori fondanti rischiano di vacillare sotto i colpi della sfiducia e di un neorelativismo che intossicale nostre coscienze per condurci verso la più colpevole accidia». E insomma, quasi li vedi, appesantiti, sprofondare in poltrona, sconfitti
per l’eternità dal nemico che per decenni avevano cercato di allontanare da sé: l’imborghesimento, per l’appunto. Da qui la richiesta di un cambio di passo prima che sia troppo tardi: «Bisogna muoversi subito. Bisogna accedere a una nuova dimensione del nostro impegno politico che anche noi parlamentari spesso non esprimiamo con la necessaria efficacia. Serve un supplemento d’anima». Parole che, al di là del supplemento d’anima, suonano come un atto di accusa all’attuale segretario e ai suoi ritmi giudicati troppo attendisti e compassati. Chiedono un incontro urgente, i senatori delusi. Poi si vedrà.
Nel frattempo, tanto per rinfrescar l’aria, Emma Bonino- dopo aver per la verità sottolineato l’appoggio
ottenuto da Bersani - ha lanciato qualche mica tanto velata accusa: «L’impegno del gruppo di Bersani è stato deciso, determinato e generoso - così ha detto Emma -, altri non l’hanno pensata così. Il Pd non era tutto entusiasta, immagino che chi non lo era non si sia adoperato molto». Ecco. E siamo solo all’inizio.
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