
La maggioranza forza i tempi e impone la seduta serale per abrogare la figura di tutela dei carcerati. Protestano le opposizioni: “Decisione insensata, hanno perso la bussola”. Competenze al difensore civico. Radicali: “Manco fosse superman”
Tappe forzate in Consiglio Regionale per approvare la legge che abroga il garante dei detenuti, affidando le competenze al Difensore Civico, che assumerebbe anche quelle attualmente assegnate al garante dell’infanzia e a quello degli animali. L’intenzione del centrodestra, promotore dell’iniziativa legislativa, è quello di approvare il testo entro la prossima settimana e a tal fine ha chiesto e ottenuto la convocazione di una seduta serale dell’assemblea. Una decisione contestata dalle opposizioni, che la giudicano fuorviante rispetto alle vere emergenze che dovrebbero guidare i lavori d’Aula. "Non ci siamo mai opposti, di fronte a problemi e provvedimenti urgenti, a svolgere sedute serali e notturne del Consiglio regionale – spiega il capogruppo Pd Aldo Reschigna -. Ma la decisione della maggioranza di prevedere la seduta serale, martedì prossimo, per discutere della legge che vuole abrogare il garante dei detenuti ci pare una cosa insensata, che dà la misura di come il centrodestra abbia perso la bussola". Per l’esponente democratico "di fronte a un Piemonte in così profonda sofferenza e a uno stato della Regione che evidentemente ha bisogno di profondi correttivi, la maggioranza non trova altro di meglio che intestardirsi sul garante dei detenuti. Una figura utile, a un costo molto basso, meno di trentamila euro all’anno, e che peraltro, non essendo stato ancora nominato per il veto del centrodestra, non pesa per un solo euro sulle casse regionali".
Eppure il centrodestra vuole discuterne fino a mezzanotte. "Si rinvia il riordino delle partecipate, aspettiamo un assestamento di bilancio che sicuramente sarà in ritardo di mesi, ma sul garante che non c’è no, non si può transigere. Occorre eliminarlo prima ancora di nominarlo – prosegue Reschigna. Se questo ha un senso, non riusciamo a trovarlo. Se non il segno di un governo regionale che non sa più da che parte girarsi, e si muove scompostamente per far vedere che esiste".
La posizione della maggioranza pare irrevocabile: con questi chiari di luna e le casse in sofferenza, meglio riunire tutte le competenze sotto un unico cappello, quello dell’ombudsman regionale. Una scusa “meschina e falsa” a giudizio dei Radicali, da sempre in prima linea nel difendere l’utilità del garante delle carceri, ruolo per il quale hanno avanzato la candidatura di un loro compagno di partito, l’ex consigliere regionale Bruno Mellano. "Vogliamo smascherare la grande ipocrisia che si nasconde dietro il tentativo di affibbiare al difensore civico regionale le funzioni di garante dei carcerati, dell’infanzia e degli animali – attaccano Igor Boni, presidente dell’associazione Aglietta, e Giulio Manfredi, del Comitato nazionale -. È risaputo che già ora il difensore civico regionale non riesce a stare dietro a tutte le istanze e proteste che arrivano al suo ufficio: la sola materia sanitaria richiederebbe il lavoro non di uno ma di almeno due difensori civici. E ora gli si vogliono dare le competenze anche di tre garanti? Poi gli daranno anche il mantello di Superman con i super poteri?". Strumentale è anche la questione relativa ai compensi: "I recenti aumenti concessi al al difensore civico regionale e ai membri del Corecom sarebbero sufficienti a pagare uno stipendio dignitoso, senza strafare, al garante regionale delle carceri. Una prova in più che la grande ragione addotta per fare fuori il garante (“c’è la crisi, dobbiamo risparmiare”) è una scusa meschina e falsa". Gli esponenti radicali rivolgono un appello alle possibili voci discordanti interne al centrodestra: "Cari consiglieri Leo e Burzi, è il momento di uscire fuori dal coro, come avevate fatto quando avevate ritirato la firma dalla proposta “ammazzagaranti”. La Regione Piemonte non può dare un segnale così negativo nei confronti del mondo carcerario a pochi giorni di distanza dalla sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo che ha confermato la condanna dell’Italia per la situazione vergognosa delle sue carceri, dando alle istituzioni italiane un anno di tempo per il rientro nella legalità". [3]
//