
Nel sito di Radio Radicale trovate una bella intervista di Ada Pagliarulo alla giornalista Lucia Sgueglia a proposito delle elezioni legislative di gennaio in Kazakistan, che hanno dato l'81 per cento al partito di regime e il resto a due partiti minori addomesticati. (Ciascuno con un suo doppio, escluso dalla partecipazione: due partiti comunisti, uno cedevole e l'altro stalinista, e due di imprenditori, "uno leale e uno più leale", come ha detto spiritosamente Sgueglia).
La missione Osce ha denunciato, come già per le presidenziali dell'anno scorso in cui Nazarbayev fu eletto col 95,5 per cento dei voti (invidiatissimo dal nostro presidente del Consiglio di allora) il mancato rispetto della democrazia nelle elezioni. Dettaglio notevole, dal momento che il Kazakistan aveva tenuto nel 2010 la presidenza dell'Osce. L'intervista ha riportato l'attenzione sullo sciopero degli operai della compagnia petrolifera nazionale di Zhanaozen, durato ben sette mesi, costato in tutto 2 mila licenziamenti, e culminato il 16 dicembre scorso - anniversario ventennale dell'indipendenza del paese - nell'uccisione di almeno 16 manifestanti da parte della polizia. Gli operai chiedevano migliori condizioni di lavoro e di salario - che nella compagnia statale è più basso che nelle straniere.
La città sul Caspio (fondata nel 1968, e fino al 1992 Novy Uzen) dista 2.859 km dalla capitale Astana, vive del petrolio e del gas, ha meno di 100 mila abitanti. Alle manifestazioni hanno partecipato in molte migliaia, e mobilitazioni analoghe - accompagnate anch'esse da una repressione sanguinosa - si sono svolte in altri paesi del distretto. A Zhanaozen l'organizzazione sindacale è di fatto impedita negli impianti delle compagnie multinazionali, presidiati da esercito, polizie e contractors. Le elezioni vi sì sono svolte in regime di coprifuoco ed emergenza, e la partecipazione è stata bassissima, il 25 per cento. I giacimenti kazaki hanno il 3 per cento della riserva mondiale di petrolio, ciò che ha procurato al paese il titolo di Dubai delle steppe. Ma né in Dubai e negli emirati del Golfo, né in alcuno dei paesi petroliferi dell'Asia centrale è mai avvenuta una lotta di lavoratori paragonabile a questa. Che si sarebbe meritata da noi un'attenzione e un'ammirazione paragonabile invece ai grandi episodi storici delle lotte del lavoro. Con tutto il rispetto per il petrolio, il gas e le terre rare.
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