
Un italiano su tre (32%) diventa povero rimanendo senza stipendio per tre mesi. In condizioni analoghe tre mesi senza stipendio renderebbe poveri, quindi non in condizione di raggiungere il livello minimo di consumi socialmente necessario, il 57% dei cittadini canadesi, il 52% dei tedeschi e il 46% degli inglesi. Ma come è possibile che tutto sommato come italiani ce la caviamo meglio confrontandoci con paesi più ricchi del nostro? E’ possibile. Uno studio pubblicato su "Temi di discussione" di Bankitalia, firmato da Andrea Brandolini, Silvia Magri e Thimothyr M.Smeeding, prende in considerazione non solo il reddito
disponibile, sia esso da lavoro o da pensione, ma anche la ricchezza accumulata per valutare lo stato di povertà delle persone.
Nella misurazione della povertà infatti raramente le statistiche includono informazioni anche sulla ricchezza, oltre che sui redditi. E lo studio dimostra che se si prendo in considerazione entrambi gli elementi si arriva a risultati un po’ diversi. Gli italiani, con un reddito pro-capite inferiore rispetto a quello di altre grandi economie, sono però più forti proprio per la loro propensione a risparmiare e ad acquistare la casa di abitazione. In una definizione di disponibilità di risorse (reddito+ricchezza) l’incidenza della
povertà tende a ridursi molto rispetto a quella degli altri paesi europei considerati, proprio per
effetto di questo elemento che contraddistingue le famiglie italiane da quelle canadesi, tedesche e inglesi, dove il risparmio a fini precauzionali è molto meno diffuso.
Lo studio dimostra però anche che non c’è da stare allegri. Perchè anche tenendo conto di tutto, c’è comunque un terzo degli italiani ai quali bastano tre mesi senza stipendio per scivolare nella categoria dei poveri. L’essere un popolo di formiche quindi ci aiuta, ma certamente non ci salva dalla povertà. Che è in agguato anche nei paesi con redditi medi nettamente superiori alla soglia di povertà: esiste comunque un’ampia fascia di persone altamente vulnerabili al verificarsi di fatti avversi.
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