Articolo di Salvatore Dama pubblicato su Libero Quotidiano, il 01/02/11
Per una volta valeva la pena sorbirsi il pippone domenicale di Marco Pannella. Perché il leader antiproibizionista ha raccontato, ai microfoni di Radio Radicale, molti dettagli del colloquio con Silvio Berlusconi, avvenuto qualche sera prima a Palazzo Grazioli. Ovvio, Pannella l’ha fatto alla sua maniera: il succo, iperbolico, è che bisogna dare una mano al Cavaliere proprio perché «è un porco» e perché, se si sente un po’ solo, «è giusto che vada a puttane». Motivazioni a parte, quello che interessa a Berlusconi è che i sei deputati radicali siano in avvicinamento, direzione centrodestra. La contropartita? C’è chi dice il ministero della Giustizia. Ma, smentisce Pannella, «sono voci messe in giro da peones, io e Silvio ne abbiamo riso e siamo passati oltre».
Sempre alla voce "allargamento della maggioranza" va inscritta la visita ricevuta ieri ad Arcore: al campanello, Luca Barbareschi. Deputato eletto col PdL, passato in Fli, e ora di nuovo con la valigia pronta. Ma stavolta per abbandonare definitivamente Montecitorio: fare l’onorevole non gli piace più, vuole tornare alla sua professione, il teatro e la televisione. E, giustamente, ne ha parlato con Berlusconi. L’ipotesi in ballo è questa: Barbareschi lascia il seggio (lo aspettano la direzione del Teatro Valle, programmi e fiction in tv) e al suo posto subentra il primo dei non eletti in Sardegna, Giovanni Marras, berlusconiano di ferro. Risultato: i futuristi perdono un deputato, la maggioranza ne aggiunge uno. Non solo: in avvicinamento c’è l’ex dipietrista Aurelio Misiti e un "non identificato" deputato Pd che siede in Commissione Bilancio, proprio lì dove PdL e Lega hanno problemi di contabilità. A proposito del Carroccio: Berlusconi guarda il suo principale alleato dividersi ma, all’apparenza, non sembra preoccuparsene. «So che nella Lega c’è una parte che freme per andare a votare» ed è quella che fa capo al ministro Maroni, «ma Bossi sta con me, di lui mi fido». Sempre nella speranza che il Senatur sia ancora il monarca assoluto di via Bellerio. Perché la pratica del federalismo fiscale si allunga e il Cavaliere deve chiedere ai padani un supplemento di pazienza. Deve tranquillizzarli. Silvio ha sentito al telefono il finiano Baldassarri, ma non è riuscito a fargli cambiare posizione: in bicameralina voterà contro il federalismo municipale e finirà quindici pari. Dunque bocciatura. A quel punto, due soluzioni: o la forzatura (il consiglio dei ministri approva il primo testo, quello inviso ai comuni) o un passaggio supplementare del decreto nell’aula di Montecitorio, dove la maggioranza ha i numeri, ma ci vuole un altro mese di tempo. Domanda: i leghisti hanno tutta questa pazienza?
Devono, perché i sondaggi consigliano a Berlusconi di non andare al voto, non a breve. L’allargamento della maggioranza e l’imminente rimpasto del governo (inteso come l’assegnazione delle poltrone libere) sono segnali che il Cavaliere punta a durare un altro po’. Ma quanto è difficile: se non bastassero le rogne politiche, ecco pure il pazzo mitomane che chiama a Palazzo Grazioli: «Di’ al Presidente che io lo faccio fuori», ha ringhiato una voce al telefono qualche sera fa. All’apparecchio, ahilui, il cuoco Michele.
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