
Il video che mostra alcuni celerini in tenuta antisommossa avventarsi - la sera Idi mercoledì 5 maggio - su due ragazzi in motorino che transitavano nei pressi dello stadio Olimpico subito dopo la finale di Coppa Italia, Roma-Inter, ad alcuni isolati di distanza dalla zona dove sono avvenuti gli scontri tra tifosi e forze dell’ordine, non è servito a far scarcerare Stefano Gugliotta, il 25enne romano che - come si vede nel filmato - non essendo riuscito a scappare, come il suo amico, è tuttora ricoverato presso l’infermeria del carcere Regina Coeli «con sei punti di sutura in testa, un incisivo rotto, un labbro tumefatto, vari lividi su tutto il corpo e uno stato di prostrazione psicologica».
«Non dorme, è sconvolto e non riesce a capire cosa gli stia succedendo: uno stato comune anche ad alcuni degli altri sette giovani arrestati quella sera, tra cui due ragazzini gracili ed esili, 19 anni, abruzzesi di Lanciano, juventini, per caso a Roma, e venuti allo stadio per la seconda volta in vita loro, che non fanno altro che piangere», racconta la radicale Elisabetta Zamparutti che, insieme ai suoi compagni di partito Mario Staderini e Sergio D’Elia, e a Stefano Pedica dell’Ido, li ha visitati tutti in carcere ieri mattina.
Il Gip, Aldo Morgigna, infatti, ha convalidato l’arresto di Gugliotta e degli altri sette con un’ordinanza-fotocopia che parla di «assenza di qualunque segno, sia pur minimo, di ravvedimento, e di mancanza di manifestazione sincera di quanto accaduto». Quel video, però, è servito almeno a convincere la procura di Roma della necessità di aprire un’inchiesta per stabilire esattamente la dinamica dell’arresto e dei pestaggio. Il filmato, infatti, girato dal balcone da un’avvocata vicina di casa dei Gugliotta, sì interrompe dopo i primi ceffoni sferrati dal celerino contro la testa senza casco del giovane che, secondo la difesa, non avrebbe nemmeno assistito alla partita (la prova nei biglietti, oramai nominativi) ma sarebbe stato fermato nel breve tratto che lo separava da una festa di amici. Come per Stefano Cucchi, senza le immagini di questo caso non se ne sarebbe nemmeno parlato.
Ma i video in questa storia sono due. Il secondo, girato nientemeno che dagli operatori del Tg1 di Minzolini (c’è anche quello del Tg2, ma è meno chiaro), racconta di un altro giovane arrestato quella sera in modo non proprio ortodosso ma purtroppo non abbastanza scandaloso: nelle immagini si vede chiaramente il giovane fuggire e un’auto bianca che lo investe. D.L. (chiede l’anonimato), 26 anni compiuti sabato scorso in carcere, è ancora ricoverato, come Gugliotta, presso l’infermeria di Regina Coeli, con una vertebra cervicale fratturata e 30 giorni di prognosi. «Ha rischiato di rimanere invalido - spiega l’avvocato Lorenzo Contuccì, assiduo frequentatore di curve e difensore di molti tifosi - D.L è un perfetto sconosciuto per la Digos che segue le tifoserie, stava soltanto scappando dalla carica della polizia. Ed era in una zona pedonale, motivo per cui si ritiene che la Fiat Marea bianca che lo ha investito procurandogli la frattura della vertebra sia delle forze dell’ordine, gli unici autorizzati ad entrare. Nel verbale invece si sostiene che sarebbe stato egli stesso a buttarsi sotto la macchina». Il video del Tg1, poi, si conclude con un agente che si scaglia contro l’operatore che sta riprendendo la scena, «a riprova - aggiunge Contucci che ha presentato ricorso al, Riesame ma il Tribunale ha 15 giorni per decidere sull’eventuale scarcerazione - che gli agenti hanno colpito anche chi non aveva nulla a che fare con gli scontri».
Hanno presentato ricorso anche gli altri sette arrestati, tutti prelevati quella sera in strada ma portati presso il posto di polizia interno allo stadio. «Hanno trascorso la notte lì dentro - continua Zamparutti -ed è lì, nelle ambulanze che erano al seguito della polizia, che Gugliotta viene medicato con i punti di sutura. Mentre D.L. viene visitato ma il medico non riscontra alcun problema alle vertebre. Quando entrano a Regina Coeli, la mattina del 6 maggio, il personale penitenziario ha almeno l’accortezza di tenerli tutti nella sezione transiti. Per D.L, dopo la visita, viene disposto il trasferimento in ospedale dove con una lastra individuano la frattura».
Sul caso di Stefano Gugliotta sono state presentate interrogazioni parlamentari da entrambi gli schieramenti politici e una mozione bipartisan in consiglio comunale. A chiedere chiarimenti anche la governatrice del Lazio, Renata Polverini, e l’ex consigliere comunale di An, Alessandro Cochi, eletto con l’appoggio degli Irriducibili.
I Radicali, però, chiedono al ministro Maroni anche «se non ritiene di dover cambiare le disposizioni per consentire l’identificazione degli agenti di polizia». Come avviene nel resto del mondo civile. E come, a questo punto, non è più rinviabile nemmeno da noi.
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