
Se mai qualcuno avesse dei dubbi sulla necessità di un progetto liberaldemocratico nel nostro paese, dovrebbe vagliarli sulle parole che l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne ha rilasciato in una intervista al "Wall Street Journal". Concetti elementari quanto significativi. Ad esempio Marchionne dice che negli Stati Uniti "c'è disponibilità a cambiare", mentre "al di là dell'oceano", da noi, insomma, "si sentono discorsi solo su quello che non si può fare". E badate che ci aveva provato già Colbert, senza riuscirvi, a proteggere tutto. E non ci riesci non solo perché ti opponi a quei cambiamenti, che avvengono comunque nel resto del mondo che ti circonda e ti supera, ma anche perché non sei più nelle condizioni di sostenere il tuo status quo. E' un problema che riguarda nel suo complesso l'Unione europea - anche in Europa i liberali non ottengono tutti questi successi - ma che ovviamente si rivolge principalmente all'Italia. "Come si fa ad incoraggiare investimenti stranieri in Italia con i continui ostacoli che le parti sociali pongono alle imprese che vogliono fare impresa?", si chiede Marchionne. E sì, perché il problema del nostro paese, non è tanto se la Fiat resta o se ne va meglio che resti, s'intende - quanto il fatto che gli stranieri non investono più, e quando investono capita che se ne preferiscano andare per le incompatibilità ambientali - l'americana Alcoa in Sardegna, ad esempio - o, peggio ancora, che, quando vogliono investire - la svedese Ikea, in Piemonte - trovano la provincia di Torino ad opporsi.
È curioso che quando si parla di crescita nel nostro paese, il sindacato pensi subito ad uno sciopero e abbiamo visto persino che Emma Bonino sia convinta di questa soluzione. E non capiscano invece, né alla Cgil, né la Bonino che, per crescere, con gli scioperi bisognerebbe farla finita. Bisognerebbe farla finita anche con le vacanze, dall'Immacolata alla Befana, ed è importante almeno che il governo Monti voglia introdurre la liberalizzazione degli orari di lavoro, perché questo consente un bello scossone a certe cristallizzazioni. Il denaro non donne mai, dicono a Wall Street, e hanno ragione. E' chiaro che di scossoni ne servono molti altri, a cominciare da una politica industriale capace di creare le condizioni per gli investimenti. Ma se guardiamo al sistema americano, capiamo bene cosa sia una società liberale, fondata sul merito, preoccupata di guadagnare e convinta che il guadagno crei altro guadagno, unico presupposto della crescita e del benessere. Noi qui ci scandalizziamo quando si parla di cacciare i fannulloni. Si pretende di escludere persino che esistano, quando Magari abbiamo cittadini in coda alla posta con gli impiegati che chiacchierano dei fatti propri davanti ai loro occhi. Non ci si scandalizza invece se si viene a sapere che in Italia l' 80 per cento delle assunzioni avviene sulla base di conoscenze personali o parentali. Il familismo e la raccomandazione sono alla base del nostro sistema lavorativo. Che infatti non cresce, magari non solo perché si lavora poco, ma anche perché forse non si è competenti. Per cambiare tutto questo, certo serve una rivoluzione, non socialista, quella non ha mai smesso di esserci, ma liberale, che non c'è mai stata. Se non la facciamo, se non ne facciamo maturare le condizioni, l'Italia, e l'Europa stessa, non ce la faranno.
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