
23/09/10
Il Giornale
Tutti a chiedersi cosa farà e dove andrà Pier Ferdinando Casini. In pochi giorni da comprimario è diventato protagonista della tribolata vicenda politica italiana. Chi l'avrebbe mai detto che il pupillo di Arnaldo Forlani (spero vi ricordiate chi sia) sarebbe stato addirittura corteggiato dalla sinistra per essere nominato capo del Comitato di liberazione nazionale? Eppure è così. Si parla solo di lui in questo inizio d'autunno. Massimo D'Alema è il suo mentore. Lo vede già impegnato nella battaglia contro l'occupazione berlusconiana; sogna di trasformarlo da centrista pendente a destra in centrista pendente a manca, una specie di Romano Prodi, l'unico ad aver battuto due volte il Cavaliere anche se poi non è mai riuscito, il Professore, a portare a termine il mandato a Palazzo Chigi, essendo stato trafitto alle spalle dai compagni (e congiurati).
D'altronde i progressisti, quando hanno provato a puntare su un loro uomo quale candidato premier, sono finiti maluccio. Achille Occhetto fu sconfitto. Francesco Rutelli perse. Idem Walter Veltroni. Quindi non se la sentono di insistere sull'opzione autarchica; preferiscono scegliere un «papa straniero»: Casini, appunto. Che avrebbe le carte in regola per piacere alla base democratica perché mandò al diavolo Berlusconi quando questi gli chiese di entrare nel Pdl. Gli ex-comunisti si accontentano di poco. Il convento non offre di meglio in questo momento. Pier Luigi Bersani è considerato una brava persona, ma non in grado di svettare. Veltroni e D'Alema hanno già dato tutta la birra che avevano. Piero Fassino ormai è un fantasma. Dario Franceschini è una riserva. E Rosy Bindi?
Lasciamola stare, poveraccia. Insomma, il Pd soffre di una grave crisi di vocazioni e può fornire qualche curato, ma non un pontefice. Sicché perfino un forlaniano è giudicato all'altezza di salire al trono. Grazie a Casini, la sinistra spera di sottrarre consensi al centrodestra e di recuperare i propri. Spera o si illude? Probabilmente si illude, perché non ha tenuto conto di alcuni particolari decisivi. Per far secco Berlusconi non è sufficiente un'alleanza Udc-Pd-Idv che vale non più del 35-37 per cento. Occorro- no rinforzi: Rifondazione, Comunisti italiani, verdi, Grillo e roba simile. Altrimenti è impossibile arrivare a quota 46-48, indispensabile per conquistare la maggioranza. In pratica, lo schieramento necessario per superare Pdl e Lega deve essere il medesimo che consentì a Prodi, nel 2006, di prevalere sull'allora Casa delle libertà. Ma una macedonia rossa, se è vero che disporrebbe forse dei numeri per spuntarla, non avrebbe la compattezza minima per governare, come è stato sperimentato in passato.
L'antiberlusconismo è un collante che funziona in campagna elettorale, se funziona; ma la cronaca, se non proprio la storia, dimostra che non tiene più di qualche mese. E quando si tratta di governare serve invece una volontà comune che le aggregazioni disomogenee non garantiscono. Ma questo è niente. L'opposizione è talmente motivata contro Berlusconi che, pur di mandarlo a casa, sarebbe disposta a mettere insieme cani e gatti, confidando in un miracolo: che vadano d'accordo anche nella realizzazione di un programma abborracciato e incoerente. Viceversa, c'è un elemento che forse non è stato valutato a fondo dai progressisti anti Cavaliere: Casini è padrone dell'Udc, ma non è padrone degli elettori cristiani moderati; i quali non voterebbero mai per una coalizione inquinata da partiti laicisti le cui idee sono in contrasto con quelle della Chiesa. Velo immaginate il Vaticano che benedice Pierfurby candidato premier di Pd, Rifondazione, radicali, comunisti e verdi?
Non succederà. Se poi Casini rompesse con le gerarchie cattoliche, addio, non avrebbe più consensi. Lui ne è consapevole. E se accetta i corteggiamenti di D'Alema e compagni vari è solo perché vuol far credere a Berlusconi che potrebbe saltare il fosso. Una tattica semplice ed efficace per alzare il prezzo del suo eventuale ritorno nel centrodestra. L'uomo non è soprannominato Pierfurby per niente. È bravo nell'arte di galleggiare. Ma il Tevere per lui è pericoloso da attraversare senza il permesso dei cardinali. Casini fa finta di andare a sinistra, però non ci andrà. Non se lo può permettere.
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