Articolo di Natalia Lombardo pubblicato su L'Unità, il 02/02/11
Il segretario Pd torna a chiedere il «passo indietro» di Berlusconi. Le opposizioni confermano il no sul federalismo, ma il premier prosegue la campagna acquisti. Corteggia Pannella e pensa a un rimpasto.
La maggioranza è «in stato confusionale» e divisa al suo interno. Pier Luigi Bersani, infatti, denuncia: «Siamo alla paralisi, allo stallo», e a Ballarò lancia un appello perché «Berlusconi compia un passo indietro e riporti la situazione fuori dall’imbarazzo suo e degli altri», perché «non c’è solo Arcore, c’è anche l’Italia». Il premier invece non ci pensa proprio e non ha mai fermato la caccia alle new entry per allargare la maggioranza, così da dimostrare di avere i numeri per governare ed evitare le urne. È forte il pressing su Marco Pannella (che ha incontrato Berlusconi), anche con la promessa del ministero della Giustizia, sperano che sarebbe seguito da cinque parlamentari. Ma il «salto» nel Pdl dovrebbe superare il rifiuto di Emma Bonino.
La situazione è sospesa, comunque, in attesa dei vari voti di domani in Parlamento: se la maggioranza incasserà la vittoria nel respingere l’autorizzazione alla perquisizione degli uffici di Spinelli, ragioniere di Berlusconi, Pdl e Lega dovrebbero subire una sconfitta politica sul federalismo municipale. Le opposizioni, Pd, Idv e Terzo Polo, confermano l’intenzione di votare contro nella commissione bicamerale, nonostante il ministro Calderoli abbia tentato di convincerli accogliendo alcuni emendamenti. Non quelli più importanti, però. E il pareggio (15 a 15) vale come parere negativo. Una sconfitta per la Lega, divisa anch’essa tra la linea di Maroni che porta dritto alle elezioni, e quella di Bossi che sarebbe disponibile a resistere per un mese e mezzo. Tempo che potrebbe coincidere con la riproposizione nell’aula di Montecitorio del decreto sul federalismo dei Comuni (invece che nel Consiglio dei ministri), se passasse l’interpretazione che annulla un parere paritario della Bicameralina.
Gianfranco Fini punta il dito: «Non si capisce come Berlusconi, che inventò la definizione di teatrino della politica, non si accorga di essere diventato uno dei protagonisti principali di questo teatrino», poi critica «l’elezione al listino bloccato di una persona», Nicole Minetti ma non la cita, che «non ha meriti politici». E «tacere su questo scempio vuol dire essere corresponsabili».
Silvio cerca nuovi «responsabili». In ballo ci sono sempre due esponenti dell’Mpa, Aurelio Misiti (che smentisce debolmente) e Ferdinando Latteri, che non votarono la sfiducia a Sandro Bondi e Roberto Maria Commercio: si riparla poi di un europarlamentare di Fli, Potito Salatto, si guarda con sospetto sui Lib Dem. I «Responsabili» capeggiati da Silvano Moffa e Saverio Romano aspettano a braccia aperte i nuovi arrivi (anche se ieri il deputato D’Ann scherzava su Barbareschi: «Non lo vogliamo neppure vedere»). L’attore e produttore smentisce una sua uscita da Fli, ma pesano le garanzie per i contratti con la Rai per le fiction prodotte dalla sua «Casanova» (il compenso dell’addetto stampa della produzione, Antonio Naselli, sarebbe in conto alla Rai). Qualche tormentato dentro Futuro e Libertà c’è, lo stesso Consolo non ha votato la sfiducia a Bondi ma è vicino a Fini. Nell’Udc garantiscono la fedeltà dei loro parlamentari (tenuti sott’occhio...).
Rimpasti a Cipolla?
Nel Pdl regna la più totale confusione tra spinte diverse: i «falchi» Verdini e Santanché che puntano alle elezioni subito; c’è chi pensa a un «rimpastino a cipolla», rateale, con qualche posto da sottosegretario come ricompensa; altri sono per un rimpasto radicale. Un risiko aleggia nei boatos di Montecitorio: Pannella alla Giustizia con Alfano ai Beni Culturali, Bondi (pronto al «passo indietro») coordinatore unico del Pdl spiazzando gli altri due, La Russa vicempremier e qualche «responsabile» premiato alle Politiche Comunitarie e posti da sottosegretario.
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