
Angelino Alfano, giovane segretario di un partito già vecchio, sembra sinceramente meravigliato della generale diffidenza verso la proposta di trasformare l'Italia in una repubblica presidenziale. Perciò rilascia interviste, va in tv e scrive lunghe lettere ai giornali per precisare i dettagli, i modi e addirittura i tempi in cui questo cambiamento epocale potrebbe essere compiuto. Ci ha riempito di pagliuzze, girando intorno alla trave: il legittimo sospetto che la riforma serva solo a Berlusconi. Eppure ci sarebbe un modo, per rassicurare i diffidenti. Inserire nella proposta di legge un articolo di tre righe: «Possono candidarsi tutti i cittadini che abbiano compiuto i 18 anni e non siano azionisti, fratelli di azionisti o padri di azionisti di società editrici di quotidiani o di reti televisive». Così, senza fare nomi.
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