
25/10/10
La Repubblica - ed. Milano
Non si placa la polemica, anche nel centrodestra, dopo che la procura ha aperto un nuovo filone d'inchiesta sulle firme false per il listino che sosteneva Roberto Formigoni alle scorse elezioni regionali. Al governatore che ha chiamato in causa i partiti che lo sostenevano («Non ho raccolto io le adesioni»), ai quali ha chiesto una verifica, risponde piccato il vicecoordinatore regionale del Pdl Massimo Corsaro: «La verifica la faranno gli organi giudiziari - ribatte – e che quelle firme siano false è tutto da dimostrare. Siamo assolutamente tranquilli perché finora i giudizi del Tar ci hanno sempre dato ragione. Sono convinto che questa vicenda finirà in una bolla di sapone e allora si capirà il vero motivo per cui i Radicali hanno fatto ricorso».
Alla Lega che aveva sentenziato: «Chi sa ora deve chiarire» risponde il capogruppo del Pdl in Regione, Paolo Valentini: «C'è qualche partito che di firme ne ha raccolte più altri nella coalizione, ma certo che chi non fa nulla non sbaglia mai. Detto questo, sono d'accordo sul fatto che vada fatta chiarezza. Ma in consiglio regionale si può parlare solo di legge elettorale».
Il radicale Marco Cappato, invece, respinge al mittente l'accusa di Formigoni di voler sovvertire il voto popolare dei lombardi «Oltre al solito tentativo di cambiare argomento parlando di rovesciamento del voto popolare -spiega l'esponente radicale- Formigoni prosegue nell'azione di copertura della verità sulla massiccia falsificazione del processo elettorale. Da una parte scarica la responsabilità sui partiti. A noi sono bastati pochi giorni per verificare le centinaia di falsi. Dall'altra parte, il governatore cerca di mischiare le carte affermando che la questione è stata sollevata in campagna elettorale ed è stata respinta dal Tar e dal Consiglio di Stato. Ma quale questione, presidente? Non certo quella delle firme false, che abbiamo scoperto noi tre settimane
fa».
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