
07/12/10
L'Unità
Gran fermento nel Pdl, che cerca di mettere il sale sulla coda alle «colombe» finiane o «cani sciolti» per convincerli a non votare la sfiducia o ad avere un «legittimo impedimento» il 14 che li tenga lontani da Montecitorio: che so un’influenza improvvisa... Sono tante le ipotesi che Berlusconi sta studiando per una exit strategy che lo veda vincente. Non è immaginabile, dicono nel Pdl e lo conferma La Russa, che il premier possa dimettersi prima del 13 dicembre, sia perché lo chiedono Fini e Casini sia perché sarebbe un’ammissione di sconfitta. Potrebbe invece salire al Colle dopo aver incassato la fiducia al Senato il 14, prima della conta alla Camera, evitando così l’onta della sfiducia. Al Capo dello Stato potrebbe illustrare la situazione e chiedere un reincarico. Ma a un Berlusconi Bis chiude la porta l’Udc col segretario Lorenzo Cesa: «Eravamo disponibili a un Berlusconi bis fino a ieri», ma con gli «insulti» del premier «non ci sono più le condizioni».
Il cavaliere è «a Arcore sereno e lavora al discorso che terrà il 13 in Parlamento», rassicura chissà chi Bonaiuti. Ieri sera Silvio dovrebbe aver incontrato Umberto Bossi, che è già in campagna elettorale per sé, come si è visto con le grida razziste nel bergamasco. Maroni infatti insiste: se non c’è la sfiducia si vota.
Tutto può succedere, da qui al 14: Fini che esclude «ribaltoni» viene letto come una frenata. E nel Pdl Fabrizio Cicchitto riprende il filo della mediazione avviata da Gianni Letta sulla modifica della legge elettorale. Uno spiraglio già aperto a Fli e Udc a patto che resti Berlusconi, magari in un Bis nel caso venga sfiduciato. Per il capogruppo Pdl però «il punto discriminante è il premio di maggioranza» da non abolire. Dai «futuristi» Nino Lo Presti coglie l’apertura di Cicchitto ma vuole «un’asticella almeno al 40-45%», mentre oggi «il premio va anche a chi prende il 25% dei voti». Il Pd al Senato ha proposto la soglia al 50%, ricorda la capigruppo Anna Finocchiaro: «Berlusconi teme il fantasma della soglia al 45%». La Russa nega anche questo: «Nessuna trattativa sulla legge elettorale».
Uno spettro comune sono i numeri: Emma Bonino assicura che i sei voti dei radicali nel Pd alla Camera e i tre al Senato «non sono all’asta», Ma dai 317 voti di en plain fra Terzo Polo, Pd, Idv, Libdem, ora si temono tre assenze dovute a gravidanze: Federica Mogherini, Pd, le finiane Giulia Bongiorno (ieri ricoverata al Gemelli) e Giulia Cosenza, La soglia di sicurezza è a 311, per vedere Silvio salire sul Colle in ginocchio come se fosse alla Scala Santa...
Una settimana di attesa paradossale, tra compravendite fra i banchi del Senato dove si vota la Finanziaria e le trame nei corridoi di Montecitorio deserto, se non fosse per le «voci bianche» dei bambini che oggi risuoneranno nell’aula?
© 2010 L'Unità. Tutti i diritti riservati