
05/11/09
Il manifesto
«Incontro positivo», «Collaborazione ci sarà», «in parlamento abbiamo già avuto delle convergenze interessanti e vediamo di portarle avanti», Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini si presentano emiliani e sorridenti ai cronisti dopo un`ora di colloquio al gruppo Udc di Montecitorio. Il leader Pd arriva in formazione agile con il luogotenente Filippo Penati. Il leader Pd si porta tre testimoni - a scanso di equivoci, il tema delle alleanze per ex de è una sottile linea interpretativa Rocco Buttiglione, Savino Pezzotta e Ferdinando Adornato (il segretario Cesa è malato, sarebbe stato il quarto). «Abbiamo parlato delle questioni sociali esplosive come la disoccupazione. Si è poi affrontato il tema delle riforme istituzione li e degli argomenti etici su cui c dissenso fra i nostri partiti» ma arche delle realtà «in cui abbiamo esperienze comuni», dice il leader centrista. Stringendo, Bersani parla senza enfasi di «un incontro preliminare». E Casini, più chiaro: «Noi restiamo terzi. Siamo gelosi della nostra identità», in concreto «per le regionali la regola per noi è andare da soli, le alleanze saranno le eccezioni». Fra Pd e Udc non ce n`è per le prossime amministrative. Eccezione sarà Claudio Burlando in Liguria, ma non Mercedes Bresso in Piemonte. E difficilmente «eccezione» saranno: la Lombardia, dove pure il Pd stende tappeti rossi; il Lazio, dove il Pd è disposto a votare un centrista purché sia; e la Puglia dove per l`Udc c`è un Vendola di troppo. Quanto al parlamento, le convergenze «ci saranno». Ma i centristi si tengono le mani libere, e Casini rispolvera la politica dei due forni. Dei due piani, nel caso di ieri: alla stessa ora al piano di sotto, nella sala De Gasperi, altri due Udc (Roberto Rao e Michele Vietti) sono in riunione con la consulta giustizia Pdl. Concetto alla fine declinato da Rocco Buttiglione, da par suo: «Noi siamo una brava ragazza e non diciamo di si a tutti». Il giro di orizzonti con gli alleati e gli alleabili concluso ieri e con il quale Pierluigi Bersani ha inaugurato la sua segreteria per il momento non produce risultati tangibili. Gli accordi alle amministrative si fanno localmente, spiegano dal suo staff, il primo obiettivo era chiudere la stagione del «grande freddo» veltronian-franceschiniana. Da questo versante Bersani è soddisfatto, anche se, per quanto riguarda il parlamento, poi offre la presidenza del gruppo di Montecitorio all`ex segretario, che proprio della linea del «freddo» con gli alleati è stato autore e artefice. Ieri, prima dell`Udc, era stata la volta dei verdi di Angelo Bonelli, alla sede del Pd, che ha portato a ampie rassicurazioni sulla centralità della green economy ma soprattutto sul no del Pd allo sbarramento al 4 per cento per le amministrative contenuto nella proposta Calderisi. Ancora prima, al senato, Bersani era andato dai radicali, che vantavano il record di zero incontri con Franceschini, se si esclude uno scontro fra lui e Pannella a Ballarò (e un`indimenticabile apostrofe «A Dario, c`hai la faccia come il culo»). Un incontro chiesto dall`ex ministro dello sviluppo economico alla «stimatissima» collega dell`era Prodi, a cui si è presentato - annunciato - anche Marco Pannella. Un`ora sulle generali, in cui si è toccato «ma non specificamente» (riferisce Pannella) anche della candidatura di Emma Bonino nel Lazio, un`idea che del resto non piace a tutti e tre. Quanto all`alleanza, Bersani resta sulle generali: i radicali hanno una loro « specificità», la convergenza è «più agevole sui temi economici, sociali e dei diritti civili», e comunque la collaborazione «c`è già nelle sedi parlamentari». Del resto i radicali siedono nel gruppo Pd. Ora «va approfondita e rilanciata anche in vista della nuova composizione dei gruppi». Pannella invece va al sodo: «Abbiamo espresso al compagno e amico Bersani la nostra convinzione che sia opportuno rischiare una grande alleanza democratica contro il regime e questo vuol dire anche rischiare una non alleanza», Insomma, niente mezze parole, «accordicchi», o sotterfugi per compiacere qualche alleato. Stesso tono da Borino: «Noi non poniamo veti a nessuno, ma non vogliamo essere noi oggetto di veti».
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