
Prodi e Bersani non si sono visti. Ma loro, i "ricostruttori" del Pd, non si sono offesi e li hanno trattati come nipotini affettuosi e un poco monelli. «Bersani manda un saluto», ha annunciato Debora Serracchiani. Poi, mentre la platea rideva, «un saluto vero, è malato, ha la febbre, altrimenti sarebbe venuto». E Prodi? «Dicono che girava qui attorno e che è appena diventato nonno per la sesta volta» raccontano i ragazzi in platea, poco presi dai carismi storici e piuttosto molto addolorati per un altro annuncio, la morte del loro coetaneo Marco Simoncelli.
«Grazie a questa città, forse ci faremo la festa annuale del partito futuro» annuncia Pippo Civati nel tendone di piazza maggiore. Sono diversi dai "rottamatori" del fiorentino Matteo Renzi, non rompono con i vertici del partito, ma fanno dimostrazione garbata di considerarli ormai superati. «Siamo pronti, quando sarà il momento, - chiude Civati la due giorni bolognese - a portare alla guida del Pd quello che stiamo facendo e proponendo da anni. Sia che Bersani faccia il candidato premier sia che lo faccia un altro. Ma se qualcuno crede che il ruolo di segretario e di premier sono separati lo si dica subito e si affronti la questione dentro il partito: in quel caso noi abbiamo le nostre idee. Il candidato premier non potrà certo essere in contrasto con il segretario».
In platea un migliaio di ragazzi di poco più di vent'anni, ai margini del Pd bolognese ma comunque contenti di due giorni di pienone. In prima fila Dario Franceschini capisce il clima: «Sono venuto solo per ascoltare. C'è chi ne aveva parlato come di un'iniziativa chiusa, invece ho sentito molte idee, molte spinte al cambiamento: questo è ossigeno per il Pd». «Non siamo qui per fondare la diciassettesima corrente - promette Debora Serracchiani -. Non pensiamo che non serva un capo, ma una partecipazione collettiva di liberi e forti». E Civati: «L'obiettivo non è fondare una corrente, ma portare questa generazione al governo del paese». I due si alternano ai microfoni.
Applaude ed è applaudito anche Enrico Rossi, il governatore della Toscana. E da lontano il gran consigliere di Prodi, Arturo Parisi, annunciato il 28 ottobre alla riunione convocata da Renzi a Firenze, lancia un segnale di attenzione: «Grazie a Civati e Serracchiani oggi sappiamo sicuramente di più sulla loro personale posizione. Confidiamo che anche le iniziative come quella di Renzi ci aiutino ad andare avanti nell'approfondimento e nel confronto con eguale chiarezza».
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