
Con Pier Ferdinando Casini per ora «solo uno sguardo» sulle regionali. Pierluigi Bersani è soddisfatto alla fine di una giornata fitta di incontri sia per tessere la tela delle alleanze sia per disegnare il nuovo Pd, gli organigrammi che l´assemblea nazionale di sabato dovrà votare. Partite importanti e complementari. Quello con l´Udc è l´appuntamento cruciale. «Ma siamo ai preliminari; ai primi di novembre è ancora presto, sentiamo i bookmaker...», avverte il neo segretario democratico. E il leader centrista gli fa eco: «La nostra linea per le regionali è di andare da soli. Dove ci sarà cooperazione su programmi chiari. si potrà trovare un´intesa ma saranno eccezioni, l´ho detto anche a Casini. Siamo gelosi della nostra posizione terza, ma ci può essere un rapporto di collaborazione con il Pd e con Bersani, persona seria con un´esperienza concreta di amministratore». Si parla di riforme e società.
Ma è il faccia a faccia con l´ex segretario e sfidante Dario Franceschini l´altro tassello importante della giornata. Un´ora e mezza di colloquio, dopo che Franceschini ha svuotato il suo ufficio al partito. «Sì, Pierluigi mi ha chiesto di fare il capogruppo alla Camera», dirà poi nella riunione serale con i compagni dell´avventura congressuale riuniti in "Area democratica". È disposto ad accettare, a patto che sia il segnale di una gestione collegiale del partito. Necessaria? Tanto più necessaria - ha detto Franceschini nella riunione con i suoi - quanto più l´uscita di Francesco Rutelli complica la navigazione del Pd e richiede un supplemento di rassicurazioni sull´identità. L´addio di Rutelli preoccupa: «Oggi è un fatto singolare, non facciamone un fatto politico», è l´analisi ripetuta ieri. Malumori serpeggiano tra i dalemiani, e anche tra i veltroniani riuniti ieri sera. Il leader degli ex Popolari, Beppe Fioroni, chiede chiarezza: «Bene gestione plurale, se così sarà è un passo in avanti, se no contributo di tutti ma senza responsabilità». Il segretario quindi apre alla minoranza del partito. Se per la presidenza del Pd in pole position è Rosy Bindi (che però non intende lasciare la vice presidenza della Camera), il vice di Bersani potrebbe essere Enrico Letta, suo grande elettore. C´è da sciogliere il nodo-tesoriere: incarico finora di Mauro Agostini forse sostituito da Miro Fiammenghi. L´ipotesi inoltre è che ci siano due vice presidenti e uno potrebbe essere della mozione di Ignazio Marino, l´altro sfidante delle primarie. Paola Concia o Sandro Gozi potrebbero fare il vice a Montecitorio. Al Senato la presidenza del gruppo resterebbe ad Anna Finocchiaro.
La nuova segreteria è per le alleanze larghe. Bersani vede il leader dei Verdi, Angelo Bonelli. Lo rassicura su un punto: no a sbarramenti al 4% alle amministrative, la soglia introdotta alle europee con il placet di Veltroni e che ha "ammazzato" i piccoli partiti. Un´ora di colloquio con i leader radicali Marco Pannella e Emma Bonino. «È un´alleanza che dà frutto e va approfondita. Vogliamo proseguire la collaborazione», afferma Bersani. I Radicali pure, però «non accettiamo veti», s´intende da parte dell´Udc. Vertici e contatti continui. Franceschini aveva visto Piero Fassino al quale resterebbe la responsabilità degli Esteri. Bersani incontra Franco Marini. E a Berlusconi che gli ha rimproverato di «essere partito con il piede sbagliato», il segretario ribatte: «Ognuno si guardi i piedi suoi».
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