
Botteghe Oscure, 17 maggio 1976. Marco Pannella bussa al portone della sede nazionale del
Pci. Intende protestare con il segretario Berlinguer per le aggressioni che i militanti radicali hanno subito da parte di attivisti comunisti davanti a molti tribunali civili dove erano in attesa da giorni per essere i primi a depositare le liste elettorali. In questo modo avrebbero ottenuto la collocazione, in alto a sinistra, sulla scheda elettorale, che tradizionalmente occupava il Pci. I comunisti per non cedere il posto, con la forza, erano passati avanti ai radicali nella consegna delle liste. Pannella con cartello al collo con su scritto: "Berlinguer..." viene respinto bruscamente da un compagno della vigilanza di Botteghe Oscure, che gli molla anche un ceffone.
Oggi, a qualcuno nel Pd, almeno nel pensiero, il replay di un episodio del genere non dispiacerebbe. Sì, le relazioni tra gli eredi del bottegone (e quelli della sinistra dicci, anch'essi animati da un alto tasso di anti-radicalismo) e il partito di Pannella e Bonino sembrano tornati ai livelli di trentacinque anni fa.
Non che nel frattempo la storia dei rapporti tra questi due mondi sia stata facile, anzi. Poi, con
la candidatura laziale di Bonino, sembrava tutto rose e fiori. D'improvviso ecco solo le spine.
Eppure, questa è solo l'apparenza, o solo una parte, e neppure quella prevalente, di quel che accade tra Pd e radicali. L'irruzione di Emma Bonino nella scena piddina è molto più che un fatto riducibile a un`intesa politica complicata tra un partito e l'esponente di punta di un altro
partito. Emma porta con sé la sua cultura, le sue idee, soprattutto la sua passione e la sua coerenza. Merce rara che sta facendo breccia in una forza politica che ha ancora - nonostante i ridimensionamenti e gli acciacchi - un bel pò del corpaccione del vecchio Pci e poi del Pds e dei Ds, ma è tuttora priva di un'anima e, troppo spesso, sembra mancare di passione e di entusiasmo.
Sintomatica della dinamica messa in moto dall'arrivo di Bonino nell'universo piddino è la vicenda di un circolo del Pd, a Fontenuova, nella periferia romana, dove è in corso uno sciopero della fame a sostegno dell'iniziativa non violenta condotta da Emma Bonino e da Marco Pannella per l'autenticazione delle firme per le liste radicali. A promuoverla è stata Marta Sulis, radicale iscritta al Pd, e fin qui non stupisce. Colpisce però l'entusiasmo con cui hanno immediatamente
aderito il dirigente del circolo e gli altri iscritti, come fossero ansiosi di essere tirati dentro in un azione carica di coinvolgimento personale e di dedizione a una causa. Scommettiamo che Fontenuova è tutt altro che una storia isolata?
Ma non è solo Emma a smuovere le acque del Pd.
Nichi Vendola, che ovviamente è personaggio politico diversissimo dalla leader radicale, con le lunghe file di elettori ai seggi delle primarie non è anche lui un fenomeno che va molto oltre la politica corrente? Eppure, qualche intelligentone del vertice piddì fino all'ultimo si era ostinato a dipingere quella che si sarebbe rivelata una grande prova di partecipazione popolare come una manifestazione di "antipolitica", sottovalutando l`intensità invece tutta politica della "causa" incarnata da Vendola, nonché la voglia di contare dei tanti che si sentono dentro la politica e che, tuttavia, se ne sentono esclusi.
Emma e Nichi, in realtà, non hanno solo risolto, con la loro candidatura, un intrattabile rompicapo a Bersani e company, ma hanno anche portato con sé una forte dose di "anima" al Pd. Per dirla con il linguaggio dell'economia globale, rappresentano Foutsourcing di un mestiere - stimolare il cuore oltre che la mente dei simpatizzanti e degli elettori - che dovrebbe ovviamente essere parte interna e fondamentale del partito.
Bersani, fin dalla sua candidatura e, poi con il suo insediamento, aveva individuato in questa assenza il tallone d'Achille del nuovo partito. Il suo parlare di "bocciofila" aveva suscitato qualche ironia, ma il messaggio era chiaro: occorre, perché sia solido e durevole, che il Pd diventi una comunità politica di idee e di valori, e non sia solo un comitato elettorale di una forza liquida. Può essere una visione obsoleta, quella della bocciofila, ma comunque risponde all'esigenza di costruire una "narrazione" intorno al processo di crescita e di consolidamento che non sia solo legata alle gesta televisive dei gruppi dirigenti.
Adesso quella che nell`immediato è sicuramente una bella gatta da pelare - lo sciopero della fame e della sete di Bonino - può essere per Bersani un'occasione. Brutte parole "contagio" e "contaminazione": ma l`intesa con i radicali e quella con Vendola hanno una portata più ampia e profonda, "contagiosa", appunto, che Bersani, più di ogni altro leader del Pd sembra aver colto. E visto che è lui il numero uno del partito, è un punto di vista che conta.
© 2010 Europa. Tutti i diritti riservati