
28/04/10
Il Messaggero
«Evitiamo di apparire divisi e litigiosi», è l’esortazione introduttiva di Pier Luigi Bersani ai big riuniti di buon mattino al Nazareno. Un "caminetto" ristretto, un summit informale ma con tutti quelli che contano, doveva rimanere segreto ma già al termine giravano versioni più o meno complete.
Tra un caffè e un cappuccino, il Pd ha cominciato a discutere seriamente del quadro politico dopo lo strappo-non-strappo nel Pdl, dopo l’apertura-chiusura-riapertura di Berlusconi sulle riforme, dopo le interviste contrapposte Bersani-Violante sulle medesime, dopo le aperture-chiusure dei democrat rispetto a Fini. Il leader ha sentito il bisogno di convocare i maggiorenti, scambiarsi le opinioni,
decidere un atteggiamento comune, imbastire una linea. Si sono così ritrovati, oltre al segretario e al vice Letta, D’Alema e Veltroni, Marini, Fioroni, i capigruppo Franceschini e Finocchiaro, Fassino, Gentiloni,
la Bindi, Marino,
Una riunione durata poco più di un’ora, dove il leit motiv è stato un pressing sul segretario perché il Pd abbia più iniziativa su tutti i fronti, eviti di parlare linguaggi diversi se non confliggenti, riesca a fissare una propria agenda senza stare al rimorchio di quella berlusconiana. «In questa fase siamo stati più oggetto che soggetto di iniziativa», ha sibilato D’Alema, e nessuno dei presenti l’ha interpretato come un encomio all’indirizzo del segretario. Qualcun altro giura di aver sentito anche una frase del tipo «siamo stati ondivaghi, così i nostri elettori non ci capiscono». D’Alema ha anche rivolto una sorta di appello a evitare interviste come quella della Serracchiani, rubricate nella casella «sciocchezzaio», dové si evocano inciuci, governissimi, manovre e simili nefandezze «che danno di noi una rappresentazione caricaturale».
Ma c’è stato anche chi, cogliendo la palla al balzo, ha ricordato che caricaturale è stato anche affibbiare a Franceschini il timore che Fini rompa con Berlusconi «perché metterebbe in forse il bipolarismo». Fini e riforme sono stati al centro della discussione, con sullo sfondo, ma neanche tanto, lo scenario del possibile voto anticipato, «anche la Lega a questo punto sarebbe tentata, come minimo conta di ingrossare la sua rappresentanza parlamentare», ha spiegato il capogruppo alla Camera. Secondo
Veltroni, il Pd si deve tenere pronto, «il quadro potrebbe precipitare anche in autunno», per cui il Pd deve fin d’ora mettere mano al proprio progetto, «dobbiamo prima di tutto lavorare su noi stessi».
Di qui l’iniziativa coordinata da Letta, che dai forum tematici punta a elaborare un programma per il 2011, l’agenda del Pd per il Paese. «Ma dobbiamo parlare al Paese con un linguaggio e con contenuti nuovi, se il nostro messaggio è la Costituzione, il lavoro, l’unità d’Italia, dubito che faremo molti passi avanti», ha spronato Gentiloni che vorrebbe un Pd capace di più di innovazione. Le cronache del summit segreto riportano anche una lite tra la Bindi e Marini, stufa la prima delle continue interruzioni del secondo, per il resto il clima è stato disteso e tranquillo. Bersani al termine ha voluto spiegare personalmente ai giornalisti gli esiti del conclave, secondo il motto "ok a fare le riforme non a farmi prendere in giro". Davanti a «un birretto» alla buvette di Montecitorio, il segretario scandisce: «Riforme sì, chiacchiericcio no. Il Pdl Presenti la sua proposta, poi si vede. Io credo che le riforme loro non vogliano farle, se poi mi sbaglio son più contento. Ma a uno che un giorno dice riforme a maggioranza, poi non più riforme, quindi riforme solo con l’opposizione, che credibilità si può dare?».
Tra un caffè e un cappuccino, il Pd ha cominciato a discutere seriamente del quadro politico dopo lo strappo-non-strappo nel Pdl, dopo l’apertura-chiusura-riapertura di Berlusconi sulle riforme, dopo le interviste contrapposte Bersani-Violante sulle medesime, dopo le aperture-chiusure dei democrat rispetto a Fini. Il leader ha sentito il bisogno di convocare i maggiorenti, scambiarsi le opinioni,
decidere un atteggiamento comune, imbastire una linea. Si sono così ritrovati, oltre al segretario e al vice Letta, D’Alema e Veltroni, Marini, Fioroni, i capigruppo Franceschini e Finocchiaro, Fassino, Gentiloni,
la Bindi, Marino,
Una riunione durata poco più di un’ora, dove il leit motiv è stato un pressing sul segretario perché il Pd abbia più iniziativa su tutti i fronti, eviti di parlare linguaggi diversi se non confliggenti, riesca a fissare una propria agenda senza stare al rimorchio di quella berlusconiana. «In questa fase siamo stati più oggetto che soggetto di iniziativa», ha sibilato D’Alema, e nessuno dei presenti l’ha interpretato come un encomio all’indirizzo del segretario. Qualcun altro giura di aver sentito anche una frase del tipo «siamo stati ondivaghi, così i nostri elettori non ci capiscono». D’Alema ha anche rivolto una sorta di appello a evitare interviste come quella della Serracchiani, rubricate nella casella «sciocchezzaio», dové si evocano inciuci, governissimi, manovre e simili nefandezze «che danno di noi una rappresentazione caricaturale».
Ma c’è stato anche chi, cogliendo la palla al balzo, ha ricordato che caricaturale è stato anche affibbiare a Franceschini il timore che Fini rompa con Berlusconi «perché metterebbe in forse il bipolarismo». Fini e riforme sono stati al centro della discussione, con sullo sfondo, ma neanche tanto, lo scenario del possibile voto anticipato, «anche la Lega a questo punto sarebbe tentata, come minimo conta di ingrossare la sua rappresentanza parlamentare», ha spiegato il capogruppo alla Camera. Secondo
Veltroni, il Pd si deve tenere pronto, «il quadro potrebbe precipitare anche in autunno», per cui il Pd deve fin d’ora mettere mano al proprio progetto, «dobbiamo prima di tutto lavorare su noi stessi».
Di qui l’iniziativa coordinata da Letta, che dai forum tematici punta a elaborare un programma per il 2011, l’agenda del Pd per il Paese. «Ma dobbiamo parlare al Paese con un linguaggio e con contenuti nuovi, se il nostro messaggio è la Costituzione, il lavoro, l’unità d’Italia, dubito che faremo molti passi avanti», ha spronato Gentiloni che vorrebbe un Pd capace di più di innovazione. Le cronache del summit segreto riportano anche una lite tra la Bindi e Marini, stufa la prima delle continue interruzioni del secondo, per il resto il clima è stato disteso e tranquillo. Bersani al termine ha voluto spiegare personalmente ai giornalisti gli esiti del conclave, secondo il motto "ok a fare le riforme non a farmi prendere in giro". Davanti a «un birretto» alla buvette di Montecitorio, il segretario scandisce: «Riforme sì, chiacchiericcio no. Il Pdl Presenti la sua proposta, poi si vede. Io credo che le riforme loro non vogliano farle, se poi mi sbaglio son più contento. Ma a uno che un giorno dice riforme a maggioranza, poi non più riforme, quindi riforme solo con l’opposizione, che credibilità si può dare?».
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