
Alla fine il decreto “sfolla carceri” c’è. Nulla di rivoluzionario, come annunciato. Secondo le previsioni del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, che invece spera in una classica amnistia per risolvere il problema del sovraffollamento, nel giro di due anni dovrebbero esserci 6000 detenuti in meno nelle celle, ma non a spasso quanto ai domiciliari o in comunità terapeutiche, oppure, nei casi di reati davvero minimi, sottoposti a programmi di lavori socialmente utili. “Non so - ha detto il ministro, piccata per le polemiche preventive - sulla base di cosa i giornali hanno scritto che il decreto farà uscire i mafiosi dal carcere e che le strade si riempiranno di delinquenti: non è così, non è un provvedimento “svuota carceri” in senso classico. Non prevede alcun tipo di vantaggio per chi ha compiuto reati gravi come per esempio i maltrattamenti nei confronti dei minori”. Eppure sono girati veleni. C’è chi ha azzardato che tra le righe del decreto ci fosse qualche leggina ad personam che potesse servire al Cavaliere.
“Il testo non è a favore né contro qualcuno”, dice la Cancellieri. E per essere ancor più chiara: “Non c’è assolutamente nulla che riguardi Berlusconi”. Con la Cancellieri, ieri, a illustrare il decreto c’era anche Enrico Letta: “È una risposta alle accuse che da tutti gli organi internazionali piovono sull’Italia per l’incapacità di gestire in maniera dignitosa la situazione delle carceri ed è una risposta di dignità”. Come annunciato, il decreto è composto da tanti piccoli ritocchi che permetteranno di eliminare una serie di rigidità accumulatesi nel tempo (vedi l’obbligo di carcerazione per i recidivi, o per determinati reati tipo l’incendio boschivo, o per i clandestini). Sono norme che sostanzialmente evitano il primo ingresso in carcere (quando la pena residua da espiare sia fino a 3 anni), favoriscono gli ingressi in comunità antidroga e l’avvio dei detenuti ai lavori socialmente utili.
“Il provvedimento - ribadirà la Cancellieri - non riguarda mafiosi o trafficanti di droga. Non usciranno delinquenti di spessore”. Lo spostamento di 6000 detenuti dalla cella ai domiciliari, però, se visto con gli occhi della polizia penitenziaria, è ancora troppo poco. “C’è il serio rischio che si riveli ben poca cosa”, sostiene il sindacato autonomo Sappe, che invoca l’amnistia. Al contrario, per chi, come i poliziotti, dovrà vigilare sui domiciliari, sono già troppi quelli in uscita. “Con il decreto saliranno a 17.000 i detenuti che sconteranno la pena a casa: 11.000 quelli che hanno usufruito dello “svuota carceri” dello scorso anno e 6.000 i nuovi soggetti. Le cifre mostrano da sole l’aggravio per le forze dell’ordine “, replica l’associazione funzionari di Polizia. La coperta degli agenti è in ogni caso troppo corta. Ma il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, assicura che sono “maldicenze giornalistiche le voci che ci sarebbero state delle incomprensioni tra me e il ministro Cancellieri che è persona molto seria”. [3]
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