
«Una truffa». «Un imbroglio». «Un'operazione ai limiti della Costituzione». Se le parole fossero voti, il taglio retroattivo dei bonus fiscali sarebbe già cancellato, perché tra i deputati e senatori tutti si dicono contrari alla stretta prevista dal Governo già a partire dal 2012. Dalle opinioni ai voti, però, c'è un problema di risorse su cui è chiamato a confrontarsi nei prossimi giorni il Parlamento.
Si comincia dalla Camera, in commissione Bilancio, relatori Renato Brunetta (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd). Il punto più complicato è dove trovare le risorse necessarie a posticipare il taglio di detrazioni e deduzioni, che vale circa un miliardo di euro all'anno.
Un'ipotesi potrebbe essere rinviare di un anno l'alleggerimento dell'Irpef dal 27 al 26 per cento. Ma in Parlamento cominciano a farsi strada anche alcune critiche più generali all'impianto della manovra (si vedano le interviste a lato). Non tutti sono convinti che ridurre l'Irpef e alzare l'Iva sia una buona idea. E qualcuno si chiede se la limatura della detrazione sugli interessi del mutuo non vada a colpire eccessivamente le famiglie che a breve saranno chiamate al saldo dell'Imu. Anche Gian Luca Galletti, presidente del gruppo parlamentare dell'Udc alla Camera, è convinto che sarebbe meglio coltivare l'equità in modo diverso: «Quando si hanno poche risorse bisogna agire selettivamente. La riduzione Irpef delineata dal Governo, invece, agisce su una platea troppo vasta. Si dovrebbe piuttosto puntare sull'aumento delle deduzioni per i carichi familiari, aiutando i redditi bassi in base ai carichi familiari che hanno».
Un punto su cui concordano quasi tutti è la necessità di rafforzare quella norma dello statuto del contribuente che vieterebbe – il condizionale è nei fatti – la retroattività delle norme fiscali. Di un eventuale inserimento in Costituzione se ne parlerà inevitabilmente nella prossima legislatura. Ma intanto, la delega fiscale ora all'esame del Senato contiene tra i paletti fissati al Governo anche il divieto di dettare regole valide per il passato. Almeno con i decreti legislativi. E su questo i parlamentari potranno fare la propria parte vigilando sui testi che arriveranno a Camera e Senato.
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