
Il convegno che si apre oggi nella prestigiosa sala Zuccari del Senato non sarà il solito convegno sullo stato della giustizia in Italia. Basta l'elenco dei partecipanti a segnarne l'importanza. Le più alte istituzioni dello Stato non si limitano al patrocinio ma partecipano con interventi introduttivi che saranno tenuti dal presidente della Repubblica e da quello del Senato.
Così come interverranno rappresentanti della Consulta e della Corte dei Conti. Ma l'appuntamento non ha nulla di canonico, se mai di emergenziale. A dimostrarlo basta la presenza, come relatore introduttivo, di Marco Pannella, che certo non ha mai incarnato la 'routine' dell'ufficialità. Tutto nasce da uno sciopero della fame e della sete del leader radicale - condiviso da migliaia di cittadini, molti dei quali detenuti - contro lo stato disastroso delle nostre carceri e della nostra democrazia. Il fatto che le massime autorità dello Stato abbiano colto subito l'esigenza di un pubblico intervento in merito va sicuramente a loro onore ma testimonia anche la drammaticità della questione. Pannella sostiene una terapia hard che parte dal punto terminale del "ciclo giudiziario ", le carceri, proponendo la drastica riduzione dei detenuti e dei processi pendenti attraverso l'unico strumento possibile, eppure impronunciabile: l'amnistia. Non è che gli sfuggano le controindicazioni. Piuttosto ha ben presente la impraticabilità di qualsiasi alternativa a breve, come la situazione impone. Lo ascolteranno?
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