
Non c’è bisogno di alcun vertice privato tra Partito democratico e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani mette i paletti al dialogo con il Cavaliere: «La linea è questa: niente leggi ad personam, confronto trasparente in Parlamento e nelle commissioni. Anche se in giro c’è un po’ troppo sospettismo...». A tre giorni di distanza dagli «inciuci che servono» ricordati da Massimo D’Alema, Bersani, interviene sul tema del dialogo e delle riforme con la maggioranza di centrodestra, precisando la linea dell’ex ministro degli Esteri. «Siamo in un partito, non in una caserma. Ognuno ha le sue sensibilità», aggiunge il politico emiliano che, sull’argomento “inciuci e compromessi”, ha annoverato nella giornata di ieri più di una spaccatura interna al partito, tra chi riflette ancora sulle tesi dipietriste a chi vorrebbe rilanciare una nuova fase costituente, magari su proposte concrete evitando l’unica strada dei salvacondotti. E proprio su accordi e accordicchi si pone una domanda la radicale Emma Bonino: «Non se ne capisce il perché, a meno che non abbiano ragione le malelingue sull’ipotesi che alla base dello scambio ci sia una nuova legge elettorale di tipo tedesco. Tutto questo è inquietante perché non è chiaro, non è sottoposto a dibattito pubblico, se non in spezzoni di partito, con evergreen tipo Veltroni contro D’Alema». Arturo Parisi, ex ministro della Difesa, fa il punto sulle correnti, ricordano come da anni «il confronto riprende e poi fallisce» perché è «del contenuto dello scambio di ciò che bisogna parlare». Detto questo Parisi rammenta: «È da quelli contrari al confronto che molti attendono una risposta. Se può non sorprendere che la maggioranza del Pd continui la linea “manchista”, con la Bindi che protesta in piazza e D’Alema che tratta nel Palazzo, sarebbe assurdo se la minoranza uscita dal cosiddetto congresso rispondesse con un “manchismo” di segno rovesciato, con Veltroni che protesta nelle piazze e Marini che tratta nel Palazzo».
La questione dei salvacondotti per il premier, con il processo breve e il legittimo impedimento, ma anche la nuova fase di riforme istituzionali (tra cui la seconda fase del federalismo), compresa quella riguardante la magistratura: questi i nodi da sciogliere sul tappeto a tre giorni dal Natale. Sarà il 2010 l’anno delle riforme? Per Luciano Violante, il più apprezzato democrat tra le maglie del centrodestra, non ci sarebbe bisogno di «un’assemblea costituente ad hoc», semmai «di un lavoro quotidiano a gennaio in commissione Affari costituzionali». Così che, subito dopo le regionali, periodo in cui sarà difficile assistere a un dialogo proficuo tra le parti, si possa arrivare «a una riforma essenziale, sui punti fondamentali». L’obiettivo è presto detto: «Fine del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari, maggiori poteri al premier e anche un intervento per un assetto costituzionale della Magistratura più coerente con il ruolo centrale che oggi ha nel sistema politico» chiosa Violante. L’idea trova gradimento nel centrodestra, ma Ignazio Marino, che insieme a Dario Franceschini corse per la poltrona di segretario nazionale, non vuol sentire parlare nemmeno lontanamente di inciuci: «Pochi giorni fa ho sentito dire da Franco Marini che il popolo del No B Day non è il nostro popolo. Quello che in queste ore strappa le tessere perché si riparla di inciuci e accordicchi ad Arcore è il nostro popolo o no?». Gli risponde a stretto giro di posta il senatore Giorgio Merlo, aprendogli di fatto la porta dell’Italia dei valori: «Se dovesse essere questa la prospettiva politica del Pd, probabilmente il senatore Marino si sentirebbe più a casa sua, ma con molti meno a fargli da compagnia». Il dalemiano di ferro Nicola Latorre, in un’intervista al Giornale, fa notare come dal quotidiano la Repubblica, appena sentita la parola “inciucio”, sia iniziato un fuoco di fila. «Ma il Pd è un partito con una sua piena autonomia politica e perseguirà con tenacia i suoi obiettivi», sostiene Latorre. Pd che giusto ieri ha registrato sul quotidiano di Ezio Mauro un’intervista a Rosy Bindi. «D’Alema sia più prudente e non usi la parola inciucio che è impropria. Il Pd ha una parola sola ed è quella del segretario, non è possibile riaprire divisioni interne».
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